lunedì 11 agosto 2008

Anziani e anziane



Caro diario, ho letto con commozione il pezzo di Maria sulle porte. Anch'io sono scorrevole, anzi, di più, a soffietto, così occupo ancora meno spazio- fino a ridurmi a sogliola su uno stipite.

Volevo dirti che il tema è di grande attualità. Abbiamo anziani che non possono andare a Pechino per via del clima e anziane che vanno ovunque, peccato che in macchina a Pechino non si vada in giornata e nemmeno contromano.

Ma non è neanche questo quanto vorrei dirti. Quello che vorrei raccontarti è il mio rapporto con gli anziani. Io adoro gli anziani.

Ho cominciato ad amarli da ragazzina quando mi affidavano memorie. E lo facevano con sincerità e generosità, come se esistesse una tacita staffetta e io dovessi prendere il testimone. Erano belle persone. Sapevano e soprattutto amavano la vita.

Mio nonno, un anziano meraviglioso, definì due cretini mio padre e mia madre perchè 'cercano solo di scoprire come si muore, ma quello lo scopriranno comunque. Non si preoccupano di vivere'. Nonno con una semplice frase ha ucciso la mia paura della morte, consegnandomi l'ineludibile. L'ovvio.

Ero molto giovane, poco più di diciotto anni, quando ho preso coscienza che la vecchiaia è solo mobbing sociale. Si è vecchi quando dimentichi, non i nomi o i cognomi, ma le emozioni. Si è vecchi quando ti riduci a dimostrare invece di essere. Si è vecchi quando t'incartoni sul nulla delle analisi , dell'avere e dell'essere, di qualsiasi prestazione reale o presunta. Allora sì che si è vecchi, che il corpo ti pesa e la mente svapora.

Oggi mi faccio vecchia. Il corpo non pesa molto, ma non fa nemmeno bene. La testa ci mette frazioni di secondo o giorni per ricordare anche solo il nome di una persona con cui ho lavorato fianco a fianco per anni. Ma le emozioni no, quelle restano vive.

E con le figlie sono ormai 'soffietto'. Vorrei, lo confesso, riabbracciarle come quando non potevano rifiutarmi, ma è solo questione di pelle. Mettete al mondo una persona. Ne vale la pena. E' una storia bellissima ogni volta. E' comunicazione, come dice Maria.

Tutto questo, caro diario, per dirti che si può anche imparare a invecchiare senza invecchiare mai. Anche se le borse sotto gli occhi non mi piacciono, anche se ho mal di schiena, anche se ho una mamma che ogni due per tre mi ricorda 'memento mori'. Tradotto: sono così perchè ho paura. Mio nonno, suo padre, non le ha insegnato nulla. Ma anche lei non sopportava il vecchio...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anch'io avevo un nonno meraviglioso. Si chiamava Buonaventura Morigi e non fece la prima guerra mondiale perchè all'anagrafe lo presero per una donna. Purtroppo verso i 60 anni fu amputato di una gamba, ma morì molto vecchio. Mi insegnò a giocare a dama e scacchi, mi cantava le arie dell'Andrea Chenier e di Maddalena che andava felice al patibolo, mi raccontava storie eretiche e sporcaccione. Anche senza gamba faceva viaggi meravigliosi, accendeva l'immaginazione, sapeva emozionarsi, oltre che prendere per il culo le persone serie e lamentose.
W gli anziani allegri e le porte scorrevoli e a soffietto.