Si può fare politica con i blog?
La risposta è sì. La dimostrazione la ha data il blog di Howard Dean (vedi immagine) che aveva presentato dal nulla la sua candidatura per i democratici alla Casa Bianca nel 2004. Poi rinunciò a favore di Kerry. Nel periodo di sua attività con il blog raccolse migliaia di volontari e milioni di dollari di contributi. Bello lo slogan: volgere le parole in azioni.
Gli stessi Bush e Kerry utilizzarono il web; e così ha fatto di recente Segolene Royal in Francia, come del resto Sarkozy.
E in Italia?
Secondo il rapporto Censis 2006, capitolo '' Comunicazione e media' nel confronto fra cittadini che usano (sanno usare) sostanzialmente un solo media (ossia la televisione) e cittadini che invece usano (sanno usare) sostanzialmente tutti i media a disposizione siamo in coda in Europa. L’unico paese con un profilo simile al nostro è la Francia (con il 47,1% di mono-mediali rispetto al nostro 47%), mentre la Spagna (61,3% di multi-mediali), la Germania (67,7%) e la Gran Bretagna (74,9%) si collocano su posizioni molto distanti.
Negli ultimi anni in Italia c’è stato un aumento significativo di cittadini multi-mediali, che erano il 46,6% nel 2002 e sono diventati il 53% nel 2006. Un incremento importante, raggiunto grazie all’apporto delle fasce più giovani e più istruite della popolazione, ma con cui non riusciamo a colmare il divario che ancora ci separa dal resto d’Europa.
A cosa servono i media. Informarsi e approfondire sono le attività preferite dal pubblico dei media, non solo per il gran numero di persone che gli attribuiscono la “massima importanza” (80,7% e 69% rispettivamente), ma anche per la minima percentuale di persone che gli attribuisce “nessuna importanza” (0,8% e 3,2%). Più bassa, invece, l’importanza attribuita all’intrattenimento (41,3%), o al relazionarsi con gli altri ( 45,3%), che sembrerebbero funzioni centrali nell’esperienza della fruizione dei media di massa, ma che ormai sono quasi del tutto mescolate all’informazione e all’approfondimento.
Secondo l'ultima Eurisko New Media (dati 2006) il 2% degli utenti internet possiede/gestisce un blog personale cio' significa che in Italia ci sono circa 350.000 blog (nella ricerca precedente e cioe' la release pubblicata 6 mesi fa erano la meta'). Ma probabilmente sono gia' ora molti di piu', vista la velocita' della curva di crescita e visto che la New Media (9° edizione) si basa su interviste non recentissime. Ad ogni modo, non male per un fenomeno che fino ad un anno fa era ai piu' sconosciuto....questa e' la dimostrazione lampante che il concetto di partecipazione e' nel DNA di Internet e di tutti i media interattivi a venire e che i navigatori italiani non sono poi cosi' retrogradi rispetto agli altri Paesi.
E' di questi ultimi mesi una ricerca SWG sull'argomento che doveva essere pubblicata prima di Pasqua, ma di cui non vi è ancora traccia.
I blog nascono come diari personali sulla rete e specialmente i giovani li utilizzano per comunicare fatti personali o vicende sentimentali.
E tuttavia il blog più letto è quello politico di Beppe Grillo, 16° nella classifica mondiale.
Un altro dei più letti, sempre di argomenti politici, è quello di Mario Adinolfi, blog letto in quattro anni da oltre 1.700.000 persone e visitato ogni mese in media da 29 mila persone.
Su Repubblica.it del 2 giugno scorso Giovanni Valentini fa una
analisi sul linguaggio della comunicazione politica dopo il successo di due sondaggi fatti dal giornale. Il titolo è incoraggiante: Comincia su internet il pd. I sondaggi cui si riferisce sono stati quelli sul 'decalogo per il palazzo' e 'il leader del partito democratico'. Il decalogo riguardava i costi della politica e come primo risultato ha dato la richiesta di riduzione del numero dei parlamentari e come leader la stragrande maggioranza ha indicato Veltroni.
Il problema, però, è questo. Su internet non comincia affatto il pd. Se andate a cercare su Google pd compare solo la associazione per il pd, della cui attività si hanno poche tracce.
Esistono invece vari siti di Prodi, uno dei ds (il migliore) , uno della margherita ed uno dello sdi (il peggiore in assoluto, senza alcuna interattività). Ben fatto invece quello di Gianni Cuperlo, autoreferenziale quello del segretario provinciale dei ds.
Io ho fatto un test. Ho scritto ai siti/blog (20 esistenti su 45) dei saggi del comitato promotore. Risposte prossime allo zero.
Conclusione. Il problema del pd, ma di tutti i partiti, è che manca la partecipazione. Sì, c'è stata la grande partecipazione al family day (tra l'altro sostenuta dalla rete dei blog cattolici) e due anni fa quella alle primarie. ma si tratta di partecipazioni sporadiche.
E le campagne elettorali. Si facevano e si fanno con tour de force a base di cene, caffè e bicchieri di vino. Conoscevo trent'anni fa un politico regionale che diceva di conoscere personalmente tutti i suoi 5 mila elettori, con i quali beveva almeno un tajut ad ogni campagna.
Una volta c'erano le sezioni, la diffusione dell'Unità, almeno per la sinistra. Ora, fare un'assemblea isolata costa anche solo per l'affitto sala e l'informazione.
A qualcuno piacerebbe discutere di politica o di cultura a costo zero, per essere liberi. A Trieste un piccolo tentativo in questo senso lo sta facendo l'associazione
Cara Democrazia,.
Essere sul web ti dà, però, di più. Il blog ti garantisce una presenza, una partecipazione, una discussione a costo zero. Il contatto è quotidiano, ti confronti con gente nuova. Si creano orientamenti. Non a caso grandi aziende testano i blog per scoprire tendenze che prima andavano indovinate o individuate tramite costosi sondaggi o focus group.
Ci pensi chi ritiene che il pd possa cominciare da internet.
Per inciso il sito di Veltroni riguarda solo le sue attività di sindaco ed attualmente è sospeso.