sabato 10 novembre 2007

nera profezia


Malpas Zet, rientrato da una visita di tre giorni in Zarnia, terra ubertosa di dolore e di terremoti, ha rilasciato la seguente dichiarazione.
"No go mai vedusto tanti veciazi inzieme, quorum ego. I me pareva tanto imbambolai ma a zuo modo vezeti. No ze pol dir vivi. Solo che no i ze lava gnanche mai per cui la quale spuzeno come cavre. La major conzentrassion de sti veciazi tremendi ze le terme de sto piovozo paeze che ciameno apunto Zarta terme. Là me ze parzo de veder come in tun incubo el vero futuro de la umanità. Tanti veciazi sporchi spuzolenti imberlai ma praticamente imortali chiusi in enormi terme a bever acquaza più spuzolente de lori."
Pronunciate queste ficcanti parole Zet ha sentito su di sè tutto il peso della profezia nera.

novità.la ricetta di essauira.

(nell'immagine "odio Dado Star")

Dopo le corpose presenze di Maria e Francesca (bei nomi italiani che ci portano la pace interiore) interviene la più orientaleggente Essauira con


Ricetta facilissima per analfabeti in cucina come il signor Mario. Ma anche con alcuni accorgimenti tecnici adatti a pigri o superaffaticati

RISOTTO CON UVETTA E PINOLI

Ingredienti: riso parboiled (che non scuoce), burro, cipolla, uvetta, pinoli

Fare un battuto di cipolla (si trova anche già pronta a cubetti al supermercato surgelata), metterla in una pentola (meglio se di coccio) a soffriggere con un bel pezzo di burro (sì, burro, viva il colesterolo, viene più buono). Quando la cipolla è dorata aggiungere il riso (80 grammi a persona) e lasciarlo insaporire. Coprire con acqua bollente, aggiungere il sale (ma io uso un dado,rigorosamente Star con buona pace dei puristi) e far cucinare il riso mescolando ogni tanto e aggiungendo altra acqua bollente se si asciuga troppo. A tre quarti di cottura aggiungere una manciata di pinoli e una di uvetta che avrete lasciato a bagno, l'uvetta non i pinoli, in acqua calda per una mezz' ora. Finire la cottura.

venerdì 9 novembre 2007

la buona politica. fini papà


Laconica dichiarazione dell'avvocato Bongiorno: «Confermo»


Fini sarà di nuovo papà


È incinta la fidanzata del leader di An, la show girl Elisabetta Tulliani

Nuova fiamma trentacinquenne e bebè in arrivo per Gianfranco Fini. La notizia destinata a far rumore nelle cronache rosa di Palazzo Montecitorio è già ufficiale. Anticipata dal giornale Diva e donna di Silvana Giacobini e rilanciata da Striscia la notizia ha già ricevuto il crisma dell'ufficialità da una laconica dichiarazione dell'avvocato e deputato di An, Giulia Bongiorno: «Confermo». Proprio lei il 16 giugno scorso aveva dato notizia della separazione consensuale avvenuta tra il leader di An e la moglie Daniela Di Sotto. Scatenando ipotesi e sospetti di nuove liason. I maligni tornarono a sussurrare anche del rapporto politico preferenziale instaurato con l'ex ministro Stefania Prestigiacomo. Ma un'altra bionda ora irrompe sulla scena, e le voci che circolavano trovano conferma. Si chiama Elisabetta Tulliani. Ha capelli lunghi, labbra volitive, occhi nerissimi. A descriversi ci pensa lei stessa in un sito internet. «Brillantemente laureata in Giurisprudenza» «decide allora di diventare docente universitario di Diritto penale internazionale, durante questo cammino però la passione per lo spettacolo diventa prevalente, ed intraprende così il suo percorso artistico». E dal 2004 si dedica alla tv. Conduce rubriche e servizi per i programmi Robin Hood, Unomattina, Unomattina Estate. Conduce con Barbara Chiappini in Tintarella di Luna, e con Giancarlo Magalli una serata per Alighiero Noschese. In Mattina in famiglia ha una rubrica: Ricette e Cucina. Giornalista pubblicista collabora con Il Tempo. E dice di sè: «Insieme alla moda, alla musica e all'arte, ed alla sua professione di avvocato, che svolge quotidianamente con grande passione e coinvolgimento, è lo sport che ricopre un ruolo di primissimo piano». Nel 2002 le fu attribuita anche una storia con l'ex presidente del Perugia Luciano Gaucci. Fini che ha già superato i 55 anni ha una figlia, Giuliana, di 21 anni. La notizia giunge a pochi giorni di distanza dal matrimonio di un altro leader della Cdl, Pierferdinando Casini con Azzurra Caltagirone. Una cerimonia nella quale è circolata con insistenza la voce di una nuova maternità della figlia del costruttore romano.

Virginia Piccolillo 09 novembre 2007 sul Corriere di oggi, grande prova di giornalismo presente sul fatto.

la buona politica. il sindaco di piazza


Il primo dicembre 2006 ho scritto questa lettera al Sindaco.


"Egregio staff del Signor Sindaco,

avendo trovato sul sito "retecivica.trieste" una bella casella di email del Signor Sindaco ho pensato: "Ecco una nuova dimostrazione di efficienza dello staff sindacale, che certamente risponde con prontezza e competenza alle domande dei cittadini." Parafrasando poi una nota espressione, mi son detto " E' la democrazia elettronica, bellezza!"
Per cui mi son permesso di rivolgere un semplice quesito sulla frequenza annuale delle fiere sotto casa mia (Via Paganini 4). Non ho ottenuto risposta. Son rimasto malissimo.
Oggi vedo che nuovamente si montano altre baracche, al posto di quelle smontate l'altra settimana e l'altra prima ancora e così via.
Ora mi chiedo:" Ma non sarebbe più economico (e so che il Sindaco ne sa di economia) tenerle su ininterrottamente tutto l'anno?
Grazie e cordialissimi saluti

Mario Francescato

P.S. Sarà mai letta questa mail? Per mia curiosità mi basterebbe una risposta del tipo:"sì, l'abbiamo letta e non ci infastidisca più".




Prontamente, il 4 dicembre 2006 il Sindaco risponde.


"Egregio signor Francescato,ho letto la Sua e-mail e l'ho inoltrata all'ufficio competente che quanto prima Le risponderà direttamente.

Cordiali saluti

Roberto Dipiazza


QUESTO E' QUELLO CHE IO CHIAMO LA BUONA POLITICA.

Il Sindaco attraente

risponde al richiedente

ed attiva concretamente

l'ufficio competente.


PS. L'ufficio competente

non è però rispondente

all'elettore paziente,

che comunque volentieri offrirebbe

al Sindaco affascinanate

una tazza di cioccolata bollente

sotto la casa imbaraccata.

la buona politica. difesa della lingua carnica dimenticata




Don Pietro Cella diceva (1928)
"Il linguaggio è quello dell'Alto Degano, chiuso e originale sia nella cantilena, sia nelle terminazioni femminile in <>, ed in certe espressioni tutte proprie del luogo. E' il vernacolo che si parlava quattro secoli fa in tutto il Friuli."
(vedi la famosa ballata amorosa "Piruz miò doz inculurît…" e "bielo dumblo di valôr…" provenienti dalla scuola notarile di Cividale sec. XIV) La parlata attuale la potremmo scoprire in diversi testi, citando alcuni:
Lu muart de staipo - Cella Pietro
La carono blancjo - Candido di Nàrt
Gjviano, cantos e riguarts - Pinzan Pieri
Peravolos da Gjviano. Un viac' in mont - Faleschini Elina
Beto - Driussi Enzo
Di not a Gjviano - Bottero Ada Zanier
Cenço pratêsos - Lepre Regina
Per ulteriori approffondimenti consigliamo: II VOCABOLARI RIGULADOT edito dal CUMUN DI RIGULÂT (il vocabolario di Rigolato - comune di Rigolato)

la buona politica.per il bene dell'Italia.programma di governo 2006-2011




Ennio Flaiano: “La situazione dell’Italia è drammatica, ma non seria”.

la buona politica. le nozze di casini


Nozze Casini: si' a Siena e passeggiata in piazza del campo


27.10.2007 - Matrimonio con rito civile celebrata dal sindaco Cenni

(ANSA) - SIENA, 27 OTT - Alle 19.12 Pierferdinando Casini prima e Azzurra Caltagirone hanno detto si' davanti al sindaco di Siena. Cosi' la coppia, che ha gia' una figlia, ha celebrato il suo matrimonio. La cerimonia si e' svolta nella Sala del Buongoverno,sotto l'affresco di Ambrogio Lorenzetti (1337), primo affresco laico italiano. Il sindaco Maurizio Cenni nel discorso ha spiegato il senso dell'affresco. Dopo, una passeggiata in piazza del Campo tra una folla di curiosi e paparazzi.

giovedì 8 novembre 2007

la buona politica, la cattiva burocrazia. dedicato a nicoletta


Alcuni Paesi dell'UE, non tutti, hanno aderito agli accordi di Schengen, abolendo le frontiere. La buona politica. Col 21 dicembre aderirà anche la Slovenia. Si potrà oltrepassare la ex cortina di ferro senza controlli, come se Italia e Slovenia fossero un unico Paese. La buonissima politica.

Bene, alcuni giorni fa attraverso il confine a Rabuiese e, per curiosità, chiedo a due cortesi e sorridenti poliziotti italiani quando avrebbero abbandonato il confine. " Lo sa Lei?" mi chiedono. "Gli sloveni chiudono il 21 dicembre prossimo, noi aspettiamo ordini superiori." Pessima burocrazia italiana. Slovenia-Italia 2 a 0, ma D'Alema ed Amato, sono certo, ci stanno già pensando.

concorsi regionali. senatore turigliatto, dissidente, dimissionario, rientrato


La notizia dell'assunzione del sen. Turigliatto è difficile da trovare, non si reperisce nelle biografie ufficiali, neppure su Wikipedia. Che si vergogni di essere stato impiegato regionale? Non deve vergognarsi, l'impiego regionale non è male, neanche nei gruppi consiliari e magari c'è qualche altro senatore che lo è stato.


Concorso di fine legislatura per i "portaborse" alla Regione Piemonte: anche la Lega Nord Piemont si allinea al consociativismo modello "Roma Ladrona" (07.02.2005)


RASSEGNA STAMPA
LA STAMPA - 02 Febbraio 2005


DENUNCIA DI PRC: DA ASSUMERE UN ESERCITO DI RACCOMANDATI

La carica bipartisan dei portaborse al concorso regionale. In un’interpellanza i nomi dei «figli della politica» da sistemare. Coinvolti parenti di sottosegretari, assessori e semplici consiglieri


Maurizio Tropeano

«Un atto di nepotismo»,come accusa il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Mario Contu. «L’applicazione di una legge regionale condivisa in modo bipartisan da tutti gli schieramenti politici», come afferma l’assessore al Personale, Gilberto Pichetto. Due letture diverse di un unico avvenimento: il concorso per l’assunzione di 100 nuovi dipendenti bandito dalla Regione Piemonte e riservato esclusivamente ai lavoratori dei gruppi politici dell’Assemblea regionale e degli uffici di comunicazione di Giunta e Consiglio regionale.Un concorso che si farà fra pochi giorni nonostante la richiesta di sospensione avanzata da Contu «se non altro per ragioni di pubblico interesse» perché il via libero concesso a questi 100 «privilegiati, figli della politica» lede «in modo inequivocabile gli interessi di altri lavoratori ed in particolare dei 188 vincitori di concorso in attesa di essere assunti con graduatoria ancora valida; di 122 lavoratori a tempo determinato; di più di 200 assunti con contratti Cococo e 30 lavoratori socialmente utili; quindici dei quali non si sono visti rinnovare il contratto alla fine di dicembre ed erano quelli che si occupavano dell'amianto nelle scuole».Ma non c’è solo questo. «All’interno di quell’elenco - precisa Contu ci sono Giovanna Armosino, sorella del sottosegretario all’Economia Maria Teresa; Barbara D’Ambrosio, consigliera comunale di An a Chivasso e figlia dell’ex assessore alla sanità, Antonio D’Ambrosio; Valeria Giordano, consigliera provinciale e comunale a Rivoli e figlia del consigliere regionale della Margherita, Costantino Giordano». E ancora: «Barbara Giuva consigliere comunale di An a Colleretto; consigliere della VII Circoscrizione per il Pdci Riccardo Tecchiati; il vicesindaco di Condove Cristina Galatà (Ds), il consigliere comunale di Chieri Angelo Gilardi (Riformatori), il consigliere comunale di Collegno Gaetano Turone (Forza Italia), la consigliere comunale di Beinasco Simona Bosco (An) e l’assessore all’Ambiente di Piossasco Maria Cristina Abrami (Verdi)». E infine: Carlo Chiama responsabile organizzativo regionale dei Ds e Franco Turigliatto, responsabile nazionale delle politiche del lavoro di Rifondazione; l’ex segretario provinciale del Pdci, Stefano Barbieri.Ancora Contu: «Il concorso privilegiato è frutto di un accordo bipartisan che prevede che su 100 posti disponibili il 67% vadano alla maggioranza ed il 33% all’opposizione. Tutti posti distribuiti con il manuale Cencelli: 18 a Forza Italia; 7 ad Alleanza Nazionale, cinque ciascuno a Udc e Lega Nord, 3 ai Federalisti. Ben ventiquattro arrivano dagli uffici di comunicazione della Giunta e 6 dall'ufficio di presidenza del Consiglio». Stesso discorso per il centrosinistra e per i radicali: «Dieci posti per i Ds, 8 alla Margherita, tre ciascuno a Pdci, Sdi e radicali, due per Verdi e Rifondazione e 1 ciascuno a Riformatori e Udeur».Contu annuncia l’intenzione di presentare un «esposto alla Procura della Repubblica affinché verifichi l’esistenza di un eventuale reato di finanziamento illecito ai partiti. Nel frattempo spero che il presidente Ghigo sospenda il concorso ma esporrò il caso anche alla candidata del centrosinistra, Mercedes Bresso «per sapere che cosa ne pensa chi, soprattutto a sinistra, dice di battersi contro il lavoro precario».


LA STAMPA - 02 Febbraio 2005

«Il concorso si farà perché la Giunta sta applicando una legge votata dal Consiglio e che non è stata impugnata dal Governo. Un provvedimento legittimo che è stato condiviso da tutti i gruppi. L'unico consigliere che si era opposto è stato proprio Contu». Gilberto Pichetto, assessore al Personale, spiega perché il concorso riservato per i 100 dipendenti dei gruppi politici regionali e gli uffici di comunicazione della Giunta e del Consiglio non sarà sospeso.Assessore, il consigliere Contu parla di persone che passano davanti a vincitori di concorso, cococo, lavoratori socialmente utili, persone che aspettano da anni di essere assunte. Che cosa risponde? «Ci sono persone che a livelli diversi hanno maturato dei diritti, è indubbio. E' stata l'Assemblea regionale, nella sua autonomia, a stabilire una corsia riservata per i dipendenti dei gruppi politici, degli uffici di comunicazione della Giunta e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Quel provvedimento è diventato legge e la Giunta deve applicarlo».Contu parla di incostituzionalità del provvedimento. E' così?«Il governo nazionale ha dato il via libera al provvedimento. La Giunta ha così dovuto trovare la copertura finanziaria e iscriverla a bilancio. Abbiamo applicato una legge che, lo ripeto, tutti i gruppi politici hanno assecondato. Anche le opposizioni non hanno fatto le barricate».


LA STAMPA - 03 Febbraio 2005


Grazia Longo


Non si sentono né raccomandati, né privilegiati. Semmai parecchio infastiditi dal «polverone sollevato da Mario Contu». Il giorno dopo le accuse di «nepotismo» avanzate dal consigliere di Rifondazione comunista, i 100 portaborse in gara per l’agognato posto fisso difendono la loro posizione. Imbarazzati per il concorso regionale «blindato» (100 candidati per 100 posti), studiato apposta per loro? «Neanche per sogno. Lavoriamo da una vita in Regione e un riconoscimento definitivo ci sembra più che giusto».Hanno un’età prevalentemente compresa tra i 20 e i 30 anni - ma c’è anche qualche cinquantenne - sono diplomati o laureati, da parecchio tempo sono occupati presso segreterie di partito, assessorati, pubbliche relazioni, in alcune circostanze sono imparentati con politici di carriera. E soprattutto possono difendersi dietro lo scudo del politically correct: appartengono a tutti i partiti, compreso quello di Contu, che ha denunciato il caso. Oggi guadagnano tra i 700 e 1100 euro al mese (anche se qualcuno ne percepisce quasi 2000), dopo il concorso avranno diritto a uno stipendio che oscilla tra i 1200 e i 1400 euro.Molti di loro non vogliono parlare, «per carità non abbiamo nulla da nascondere, meglio tuttavia non cavalcare la polemica», ma qualcuno non ha paura di esporsi. Come Valeria Giordano - 22 anni appena compiuti, figlia del consigliere regionale della Margherita Costantino Giordano -, che si divide tra l’impegno di consigliere al Comune di Rivoli e alla Provincia, e l’attività al gruppo regionale della Margherita nel settore politiche giovanili.«Io una figlia di papà? Non esageriamo. Non è mica la prima volta che si organizza un concorso del genere. Ogni fine legislatura si offre la possibilità di essere assunti a tempo indeterminato a tutti coloro che hanno dedicato tempo ed energie a un partito, a un assessore. Io dovevo ancora finire il liceo e già aiutavo mio padre. Lui peraltro, la legge sul concorso l’aveva pure bocciata in consiglio. Ma una volta che è stata approvata perché avrei dovuto rinunciare proprio io?». Mentre voi ci accingete a sostenere l’esame ci sono 188 vincitori di concorso che ancora aspettano di essere assunti. Le sembra giusto? «Sono due fenomeni distinti, il nostro è un concorso ad hoc che non interferisce sugli altri. Inoltre non è detto che una volta superati il test scritto e il colloquio verremo assunti. Per ora l’importante è studiare e incassare un buon risultato, poi si vedrà».In pace con la propria coscienza e in attesa «di poter finalmente ottenere un’occupazione a tempo indeterminato» è anche Cristina Galatà, 29 anni, vicesindaco a Condove e impegnata ogni giorno nella segreteria regionale Ds. «Deve essere chiaro a chiunque che non siamo di fronte a un caso di favoritismo - dichiara -. È un’operazione pulita, trasparente, alla luce del sole. Non vedo perché si devono creare delle penalizzazioni al contrario: è una colpa se io e altri colleghi abbiamo già lavorato a Palazzo Lascaris? Inutile aggiungere altro per evitare strumentalizzazioni». In difesa della figlia Barbara, scende in campo direttamente suo padre: l’ex assessore regionale alla Sanità, Antonio D’Ambrosio: «Non c’è niente di male, capirei se avessi assunto mia figlia quando ero assessore, avrei potuto darle uno stipendio da favola, e invece adesso guadagnerà il minimo previsto per i contratti amministrativi. Mia figlia ha sempre lavorato con impegno e serietà, semplicemente non aveva un contratto a tempo indeterminato. Glielo consentirà il concorso, come peraltro avviene ogni fine legislatura». Impossibile da raggiungere, invece, un’altra parente doc, Giovanna Armosino, sorella del sottosegretario all’economia, Maria Teresa Armosino (Forza Italia). Gli altri sono nomi meno noti. Tutti però con un unico obiettivo: superare brillantemente gli esami del 21 e 28 febbraio prossimi.

LA STAMPA - 03 Febbraio 2005


DS E AN SCELGONO DI NON COMMENTARE. I RADICALI: TROPPI NOMI FAMOSI Palazzo tra silenzi e imbarazzi. «Ma anche Rifondazione beneficia della legge»
«Sarebbe interessante valutare quanti degli attuali dipendenti e funzionari della Regione sono stati assunti attraverso un concorso riservato nel corso degli anni. L’assunzione in sanatoria è una prassi consolidata. Noi abbiamo votato no. Abbiamo cercato di modificare quella legge ma certo non possiamo dire ai nostri collaboratori di non partecipare a quel concorso». E’ l’analisi di Bruno Mellano, capogruppo dei radicali a Palazzo Lascaris, il giorno dopo lo scoppio delle polemiche nate intorno al concorso riservato per l’assunzione di 100 dipendenti dei gruppi consiliari e degli uffici di comunicazione di assessori e ufficio di presidenza del Consiglio. Aggiunge: «Su una cosa Mario Contu ha ragione: non è bellisima la presenza in quell’elenco di persone con cognomi famosi»Quel concorso, comunque, si farà come ha ribadito ieri mattina il presidente Enzo Ghigo: «Stiamo applicando una legge approvata dal Consiglio regionale che ha ottenuto il via libera del Governo». Del resto come ha ricordato l’assessore al Bilancio, Gilberto Pichetto, quella «legge è stata approvata con un consenso bipartisan». Così Valerio Cattaneo, capogruppo di Forza Italia, difende una legge «votata praticamente da tutti. Quel concorso è regolare. Anche Rifondazione Comunista beneficia del provvedimento e spiace che per una polemica interna a quel partito, cioè per il fatto che Mario Contu non sarà ricandidato, persone che hanno seriamente lavorato si ritrovino sbattute in prima pagina solo perché hanno rapporti di parentela con qualche politico». Giuliana Manica, capogrupo dei Ds, non commenta. Anche Marco Botta, capogruppo di An, sceglie la strada del silenzio. Difende il provvedimento Claudio Dutto, capogruppo della Lega Nord, anche se precisa: «Per quanto ci riguarda parteciperanno al concorso solo ragazze che da anni lavorano per la Lega e che non hanno parenti famosi e non ricoprono incarichi di partito». Aggiunge: «Ciascuna di loro lavorato con noi da almeno cinque anni. Tutte hanno un contratto a tempo determinato e si tratta solo di formalizzare dei rapporti esistenti». Insomma «non vedo che cosa ci sia di così scandaloso». Antonello Angeleri, capogruppo dell’Udc, spiega: «Ditemi in quale legislatura non è stata fatta una sanatoria. Scagli la prima pietra chi non è senza peccato». Mino Taricco, capogruppo della Margherita, non entra nel merito della questione perché «sono entrato in Consiglio dopo l’approvazione di quella legge. Credo si tratti di una prassi consolidata».Enrico Moriconi, capogruppo dei Verdi, spiega: «Ho votato contro e credo che per il futuro si potrebbe anche adottare la soluzione della Camera dei deputati che ha assunto per concorso pubblico personale che ha poi destinato ai vari gruppi». Aggiunge: «Per che che ci riguarda, comunque, faranno il concorso persone che erano fuori dal mercato del lavoro. Validi collaboratori e non certo dei portaborse».Mario Contu il consigliere di Rifondazione che ha sollevato il caso con un’interpellanza, non è stupito di queste reazioni e precisa: «Nessuno mette in discussione i diritti acquisiti dai dipendenti dei gruppi: il problema è che il Consiglio regionale ha deciso di riservare loro una corsia privilegiata che assegna a questi figli della politica diritti maggiori di persone che hanno vinto un concorso, precari, lavoratori socialmente utili e lavoratori a chiamata».


LA STAMPA - 03 Febbraio 2005


LETTERA AGLI ASSESSORI

I sindacati: rigore a senso unico

Cgil-Cisl-Uil scrivono agli assessori Galante e Pichetto e al presidente Ghigo per ricordare che «a fine dicembre sono stati invocati i rigori della Finanziaria per rifiutare l’assunzione di 14 lavoratori socialmente utili nella sanità e per i quali esistono numerosi e precisi impegni ufficiali circa la loro stabilizzazione». Proseguono: «Non comprendiamo come si possa contemporaneamente licenziare 14 persone ex Lsu e avviare assunzioni per un numero ben più elevato di persone utilizzando a “corrente alternata” i rigori della Finanziaria». Sconcerto per le decisioni della Regione anche da parte dei segretari regionali del sindacato confederale Scudiere, Rossetto e Scotti che sottolineano come il concorso per i collaboratori di assessori e consiglieri - peraltro già fatto alla fine della scorsa legislatura - sancisca l’esistenza di lavoratori di serie A e di serie B.

LA STAMPA - 03 Febbraio 2005
PAROLE E FATTI

Competitività formato famigliadi Elsa Fornero*

LA STAMPA ha fatto molto bene a dare risalto alla notizia del prossimo concorso per l'assunzione di 100 nuovi dipendenti regionali, riservato esclusivamente ai lavoratori dei gruppi politici dell'Assemblea e degli uffici di comunicazione di Giunta e Consiglio. E' un provvedimento che merita, infatti, di essere segnalato e condannato per diversi motivi. Al di là dell'evidente nepotismo (nelle liste dei privilegiati che possono partecipare al concorso figurerebbero molti parenti di uomini politici nazionali e locali), esso rappresenta un'offesa nei confronti di tutti quei giovani che, aspirando a un'occupazione, affrontano, senza favoritismi né privilegi, la dura competizione del mercato del lavoro. Provvedimenti di questo genere sono, inoltre, in netto contrasto con le reiterate dichiarazioni in favore dell'efficienza degli uffici pubblici, che soltanto una sana concorrenza e la scelta dei migliori possono aumentare. Se la notizia è aberrante in sé, le dichiarazioni dell'assessore Pichetto nell'intervista a La Stampa sono, a loro volta, davvero sconsolanti, e mostrano quanto sia grande il divario tra politici e cittadini. L'assessore infatti non si preoccupa di trovare neppure una parvenza di difesa sostanziale del provvedimento (per esempio, la necessità degli uffici di procedere ad assunzioni in tempi brevi), ma si limita a legittimarlo in modo formale, ricordando come esso sia passato in modo bipartisan e come non sia stato impugnato dal governo. A parte il fatto che all'approvazione unanime è mancato, lodevolmente, il voto di Rifondazione Comunista, a nessuno sfuggirà come tante volte, in passato, i politici abbiano coperto malefatte adducendo una sorta di generale consenso su di esse. Episodi di cattiva amministrazione come questi non incoraggiano di certo la partecipazione dei cittadini al voto, ma fanno piuttosto sorgere il desiderio di una presa di distanza. Rassegnarvisi, però, sarebbe sbagliato.Si discute molto, in questi giorni, del declino del Paese e del decreto sulla competitività, quasi che esso potesse, in modo taumaturgico, rimediare ai tanti mali che affliggono la nostra società. La competitività di un sistema, però, non cala dall'alto, ma risulta da tanti comportamenti, anche piccoli che, a ogni livello, promuovono la competenza, la preparazione, la trasparenza, la professionalità. Nulla di più lontano da tutto ciò nel provvedimento della Regione. Viene spontaneo allora un suggerimento per il ministro Siniscalco: nel decreto sulla competitività inserisca un bel divieto ai concorsi riservati!* docente universitario

TORINO CRONACA - 4 FEBBRAIO 2005


BUONANOTTE - di Manlio Collino


GUANCE COME NATICHE
Il concorso "blindato"(100 concorrenti per 100 posti), per i portaborse della Regione non è illegale. Ci mancherebbe. E' anche trasversale, cioè riguarda tutti i partiti, compresa Rifondazione Comunista, anche se Mario Contu (il consigliere che ha sollevato il caso) è di quella scuderia. Ma la bianca veste dei moralisti va stretta anche a Prc: basti ricordare il suo silenzio sui pasticci del Toroc, compensato dall'assunzione di molti autonomi dei centri sociali nell'organizzazione olimpica. In Regione allargano le braccia: "L'assunzione in sanatoria è prassi consolidata". Peggio ancora. Non mi consola venire a sapere che ad ogni fine legislatura 100 furbetti e figli di papà ottengono il posto fisso (e pubblico, cioè eterno e senza contropartita in prestazioni) da 1400 euro al mese. Un bel privilegio, sia in una Torino che conta i cassintegrati a decine di migliaia, sia in un'Italia dove anche i praticanti giornalisti hanno il contratto a termine e una paga da 700 euro al mese. Discorsi qualunquisti? Pazienza. E' ora di finirla. E' ora che i cittadini "fuori dal giro partitico" si accorgano dell'enorme distacco che si è creato tra le loro legittime aspettative di soluzione dei problemi reali (compito che hanno delegato ai politici) ed il modo di comportarsi di costoro. I politici di professione sono ormai una vera e propria casta, ingorda, ambiziosa e trasversale. Anche cinica e spudorata: non si vergognano manco di ingozzarsi alle nostre spalle dopo averci blanditi brevemente sotto elezioni. Perché siamo noi che li votiamo, ricordiamocelo. Sempre noi. Astenersi non serve ma votare Pannella sì: è lui che aveva promosso il referendum contro il finanziamento dei partiti. L'aveva anche vinto. Ma i politici hanno barato, cambiando le carte in tavola. L'hanno ripristinato sotto altra veste (rimborso elettorale!), senza vergogna, votando di notte come i ladri. Al governo c'era D'Alema, ma lui o un altro fa lo stesso, tanto erano tutti d'accordo. Ricordiamocelo, in cabina.

mercoledì 7 novembre 2007

7 novembre. dedicato a Lauretta Stefan Bruno Walter e a chi non è mai stato comunista



Pietro Secchia






Celebrazione del 48° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre
Trieste, 7 novembre 1965






Cittadini, compagne e compagni, lavoratori di Trieste, noi salutiamo ogni anno, con la più grande gioia nel cuore, la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, quest'avvenimento che segna la più grande vittoria nella storia dell'umanità non soltanto per i lavoratori dei paesi socialisti, ma per i lavoratori di tutti i paesi, per i proletari di tutto il mondo.Sì, la vittoria della Rivoluzione russa è stata per i lavoratori, per gli sfruttati, per gli oppressi la più grande vittoria di tutti i tempi nella storia dell'umanità perché spezzò la dominazione mondiale del grande capitale, diede vita al primo Stato degli operai, dei contadini, dei lavoratori, assestò un colpo formidabile al potere dell'imperialismo e del capitalismo.Da quel momento la geniale teoria di Marx cessò di essere soltanto un'aspirazione, una speranza, un sogno per diventare vivente, operante realtà nel mondo. La grande Rivoluzione socialista d'Ottobre spezzando nel 1917 un primo anello della catena imperialista diede un immenso contributo allo sviluppo del movimento socialista in tutti i paesi capitalisti e alla liberazione dei popoli coloniali e semicoloniali. Fece fare un prodigioso balzo in avanti a tutto il movimento operaio internazionale, non soltanto alla sua organizzazione, alla sua unità, ma anche allo sviluppo della sua coscienza di classe e socialista.Non vi è nessun altro avvenimento nella storia che abbia avuto sul corso dello sviluppo sociale e sul destino di tutti i popoli del mondo una così immensa influenza come quella esercitata dalla Rivoluzione d'Ottobre.Prima che esistesse l'Unione Sovietica non vi era nessuno Stato per il quale milioni di uomini di ogni paese del mondo, in ogni angolo della terra, senza distinzione di nazionalità, di lingua, di razza, di religione, sentissero un attaccamento come lo si sente per una cosa propria, si sentissero legati nella loro sorte, nelle loro speranze, nel loro avvenire, alla vita eall'avvenire di quel paese.Prima della Rivoluzione socialista d'Ottobre vi erano state sì altre rivoluzioni nel mondo, ma nessuna poteva avere la stessa enorme influenza che ha avuto la Rivoluzione d'Ottobre perché tutte le altre rivoluzioni sostituivano un potere oppressivo con un altro potere oppressivo, non liberavano l'umanità dallo sfruttamento e dalla schiavitù, anche se costituivano un progresso al confronto dei periodi precedenti. In seguito alla rivoluzione borghese, per esempio, il capitalismo trionfò sul regime feudale, conquistò una posizione dominante nella società; impose il suo sistema economico; spezzò le barriere chiuse del regime feudale, diede vita ai grandi Stati nazionali. Ma il regime capitalista non fece altro che sostituire una forma di sfruttamento ormai superata, a un'altra forma di sfruttamento. I lavoratori, gli uomini semplici continuarono a essere sfruttati e oppressi.Uno dei più grandi, se non il più grande risultato della rivoluzione socialista è stato quello di provare a tutto il mondo che il socialismo non è un'utopia, non è un sogno, non è una illusione.La rivoluzione e la vittoria nella costruzione del socialismo, sia pure tra mille difficoltà, ostacoli ed errori, la vittoria del socialismo in Russia prima e in seguito in altri paesi, dalla grande Cina al più piccolo paese socialista, dimostrò con i fatti che i lavoratori possono fare a meno degli sfruttatori, sono capaci di produrre, di costruire egualmente, di andare avanti e di progredire.Immensa è stata la ripercussione internazionale della Rivoluzione d'Ottobre nei paesi capitalisti. Se lo scoppio della Prima guerra mondiale segnava il crollo della Seconda Internazionale e la bancarotta della socialdemocrazia, la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre segnava il sorgere di una nuova Internazionale, di una nuova unità del movimento operaio, segnava il sorgere dei partiti comunisti. Dev'essere detto, specialmente ai giovani, che prima della Rivoluzione d'Ottobre non esisteva al mondo nessun partito comunista, nessun partito veramente indipendente, autonomo della classe operaia.Non c'è dubbio che la generazione degli operai e dei lavoratori di quell'epoca fu, in tutti i paesi e in Italia forse più ancora che in altri, decisamente influenzata dalla Rivoluzione d'Ottobre. Lo stesso nostro partito, il Partito comunista italiano, come d'altronde gli altri partiti comunisti, non sarebbe sorto o sarebbe sorto attraverso difficoltà assai maggiori e non sarebbe ciò che oggi è nella vita nazionale del nostro paese senza la Rivoluzione d'Ottobre.Il nostro è un partito italiano perché, risultato delle lotte, delle esperienze e delle tradizioni del proletariato italiano, è il partito costruito dai migliori combattenti della classe operaia italiana, affonda le sue radici in tutti gli strati del nostro popolo e nel più vivo della realtà italiana, ma commetteremmo un grave errore se tacessimo che questo nostro partito è pure il risultato delle esperienze e delle lotte del proletariato internazionale. La spinta decisiva alla formazione del pensiero di Gramsci e di Togliatti, degli uomini che furono i fondatori del nostro partito, venne da Lenin e dalla Rivoluzione d'Ottobre. Gramsci fu il primo, ha scritto Togliatti, che in Italia comprese il valore internazionale degli insegnamenti di Lenin, il valore internazionale della Rivoluzione socialista d'Ottobre.Noi siamo nemici di ogni posizione attesista; siamo avversari di coloro i quali sostengono che la nostra liberazione non può che venire dall'esterno o per la forza di avvenimenti internazionali. Queste posizioni le respingiamo come le posizioni di chi non ha fiducia nelle proprie forze e nella capacità di lotta della classe operaia e dei lavoratori italiani; queste posizioni vanno respinte come le posizioni della sfiducia e della rinuncia alla lotta.Dobbiamo però sempre considerare la realtà quale essa è. Nessun paese vive isolato nel mondo. La realtà della vita e gli avvenimenti economici e politici si sviluppano come il risultato di lotte e contraddizioni non soltanto nazionali, ma di lotte e contraddizioni internazionali che s'intrecciano, si fondono e confondono e danno un risultato complessivo.Prendiamo come esempio una qualsiasi lotta, un qualsiasi avvenimento anche di un paese lontano da noi, ciò che accade, per esempio, nel Vietnam, a Cuba o in Indocina, possiamo noi dire che quella lotta, quell'avvenimento non abbia influenza sulla situazione e sulla marcia degli avvenimenti in Europa? La stessa lotta per la pace, per la coesistenza, contro le aggressioni imperialiste è una lotta internazionale. Sarebbe impossibile anche soltanto comprendere la situazione italiana, la politica, per esempio, del cosiddetto governo di centro-sinistra al di fuori degli avvenimenti, dei rapporti e degli sviluppi internazionali, al di fuori dei rapporti con altri Stati.La Rivoluzione russa è stata quella che ha esercitato la maggiore influenza nel mondo, è stata la più grande, la più entusiasmante, ma anche la più difficile, la più dura delle esperienze, il suo cammino irto di ostacoli, di asprezze, di dolori e di errori. Lenin d'altronde lo aveva previsto.Non poteva non essere così perché la rivoluzione aveva vinto in un grande paese arretrato, semifeudale, isolato, soltanto in parte industrializzato. Perché facciamo delle sciocchezze? si chiedeva Lenin e rispondeva:«In primo luogo perché siamo un paese arretrato; in secondo luogo perché la istruzione nel nostro paese è minima; in terzo luogo perché non riceviamo nessun aiuto. Non c'è un paese civile che ci aiuti. Al contrario, tutti lavorano contro di noi. In quarto luogo per colpa del nostro apparato statale. Abbiamo ereditato il vecchio apparato statale, e questa è la nostra disgrazia.»La rivoluzione più preziosaÈ stata dunque la rivoluzione la più difficile, non è stato facile costruire il socialismo, nell'Unione Sovietica, ma è stata la rivoluzione più preziosa, quella che ha dato un immenso contributo a tutti i movimenti rivoluzionari e socialisti del mondo. Se l'Unione Sovietica non avesse saputo o potuto far valere contro tutto e contro tutti le proprie insopprimibili ragioni di vita e di sviluppo, le popolazioni lavoratrici del mondo non avrebbero forse conosciuto per una lunga serie di generazioni altra disciplina che non fosse la schiavitù e la vergogna, altra civiltà e altra democrazia che non fosse quella del fascismo. Durante i lunghi anni in cui maturò la bancarotta della socialdemocrazia, mentre la Repubblica di Weimar naufragava nel nazismo, quella di Madrid nella reazione fascista di Franco, quando il laburismo inglese si prosternava all'imperialismo e negli anni della dittatura fascista Churchill veniva a Roma a inchinarsi a Mussolini; negli anni in cui i dirigenti del partito operaio belga con alla testa i signori De Man, Spaak e soci impegnavano la Seconda Internazionale nella più spudorata esperienza collaborazionista e colonialista, quando in Francia il Partito socialista sotto la guida di Leon Blum, dopo aver abbandonato la Spagna e i repubblicani spagnoli nelle mani degli aggressori, gettavano nella catastrofe il Fronte popolare, allora l'Unione Sovietica, l'Internazionale comunista, i partiti comunisti, nel momento in cui lanciavano l'appello all'unità e sviluppavano una larga politica unitaria per battere il fascismo, non cessarono mai dal condannare i patteggiamenti vergognosi, la collaborazione, la complicità col nemico, non cessarono mai di condannare tutta quella politica che portò alla capitolazione di Monaco e lasciò mano libera agli aggressori nazisti.Che cosa sarebbe oggi l'Europa senza la forza e l'intervento dell'Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale? Terminata la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto la Rivoluzione cinese che ha trionfato dopo una lunga guerra civile in un immenso paese semicoloniale e semifeudale. Vi è stata la conquista del potere da parte degli operai, dei contadini, dei lavoratori in una serie di paesi d'Europa. Si tratta di paesi di ineguale sviluppo e di struttura diversa, dalla Polonia alla Cecoslovacchia, alla Romania, all'Ungheria e a tutti gli altri, dove sono stati instaurati dei regimi diretti dalla classe operaia e dai lavoratori, dei regimi di democrazia popolare dove si costruisce il socialismo.Ciò è stato possibile, si osserva, in condizioni particolari, con l'aiuto dell'Unione Sovietica, per la presenza in quei paesi e l'aiuto dell'Armata rossa nel corso della Seconda guerra mondiale. Ma a chi fa quest'osservazione occorre dire subito che quella guerra l'Unione Sovietica e l'Armata rossa non l'avevano né voluta, né provocata. Ed era naturale che l'Armata rossa e l'Unione Sovietica in quei paesi ove vennero a trovarsi dessero un aiuto alla vittoria delle forze popolari, delle forze del lavoro. E l'aiuto lo hanno dato anche dopo e continuano a darlo oggi.Vi è stata nel dopoguerra l'esperienza rivoluzionaria iugoslava e dopo quella altre esperienze dal Vietnam all'Algeria, a Cuba ecc. Ognuna di quelle rivoluzioni con le proprie caratteristiche e particolarità non ripetibili, non applicabili altrove nelle stesse forme, ma ognuna di esse ci offre degli insegnamenti generali che restano. Ognuna di quelle esperienze ci dice qualche cosa, da ognuna di esse il movimento operaio e socialista internazionale ha qualche cosa di importante da ricavare.La Rivoluzione russa per prima, poi la Rivoluzione cinese e le altre rivoluzioni socialiste, come d'altronde il movimento comunista internazionale, rimangono il fatto dominante dell'epoca nostra. Non soltanto la Rivoluzione socialista d'Ottobre ha dato una spinta decisiva a tutti gli altri movimenti rivoluzionari, a tutto lo sviluppo del movimento operaio e socialista sia nei paesi capitalisticamente sviluppati, sia ai movimenti rivoluzionari dei paesi coloniali e semicoloniali; non soltanto la Rivoluzione russa, l'Unione Sovietica ha dato e da il suo appoggio, il suo aiuto e la sua attiva solidarietà agli altri paesi socialisti, alle altre rivoluzioni, ma ciò non è un fatto del passato. È una funzione alla quale assolve anche oggi. Vi sono stati degli errori anche in queste forme di aiuto, di rapporti e di collaborazione, lo sappiamo; ma gli errori che vi sono o possono esserci stati non devono fare dimenticare a nessuno che senza quell'aiuto e quella collaborazione difficilmente le altre rivoluzioni avrebbero potuto vincere, resistere, difficilmente i lavoratori in altri paesi sarebbero riusciti a mantenersi al potere.L'Unione Sovietica ha esercitato una grande funzione non soltanto in passato, ma la esercita anche oggi. L'esistenza stessa di un sistema economico che funziona in altro modo, con tutte le conseguenze che ciò comporta sul mercato mondiale, ha modificato e modifica notevolmente la strategia delle classi dominanti. Non possiamo non chiederci quale sarebbe oggi la strategia di queste classi dominanti se non esistesse un mondo socialista, così com'è lecito chiedersi se i gruppi dirigenti dei paesi imperialisti avrebbero accettato la rivoluzione in Indocina, nel Vietnam, in India, in Algeria, a Cuba, altrove se non fosse esistita prima l'Unione Sovietica e poi con l'Unione Sovietica la Cina popolare, gli altri paesi socialisti e il movimento operaio e comunista internazionale.E anche quando noi sottolineiamo le nostre esperienze, la nuova strada aperta all'Italia, la via italiana al socialismo aperta dalla Resistenza, non possiamo dimenticare che quella nostra Resistenza ha potuto svilupparsi con successo perché sui campi di battaglia d'Italia e di tutta l'Europa eserciti possenti, quelli sovietici alla testa, erano impegnati in una lotta gigantesca contro il fascismo e contro le armate naziste.La lotta per la pace e per l'indipendenza dei popoliDue parole su quella che è la situazione internazionale, la cui gravità non può certo essere sottovalutata da alcuno. In questi ultimi tempi abbiamo avuto ed è ancora in corso la feroce aggressione al Vietnam, la più grave di tutte, ma non è la sola; abbiamo avuto i ripetuti tentativi di aggressione a Cuba, abbiamo avuto S. Domingo, i gravi avvenimenti in Indonesia, il colpo di Stato in Brasile e tutta una serie di altri gravi fatti che stanno a testimoniare come gli imperialisti statunitensi conducano una politica aggressiva non solo nel Vietnam, ma in tutta l'Asia, nell'America latina, in Africa e in Europa, paesi che sono divenuti campi di penetrazione e oggetto di conquista per il capitale e i monopoli americani.Il revanscismo, il militarismo tedesco gode di ogni sorta di appoggio degli Stati Uniti. In seno al Patto atlantico è sempre più evidente l'alleanza tedesco-americana. Gli imperialisti americani fanno di tutto per dare alla Germania di Bonn le armi atomiche e nucleari. Tutti questi gravi fatti indicano chiaramente che nel mondo si è creata una situazione nuova della quale dobbiamo saper cogliere gli elementi essenziali, caratteristici, e ciò per essere in grado di meglio condurre la nostra lotta. Sono accaduti gravi fatti che stanno a indicare come determinate forze imperialiste si oppongano con la violenza all'avanzata democratica delle forze popolari e progressive nel mondo.Come restare indifferenti di fronte a ciò che negli ultimi tempi è accaduto nel mondo, di fronte alle più vili e sanguinose aggressioni dell'imperialismo americano ai danni del Vietnam e di altri popoli? Tanto più quando non si tratta di casi isolati, ma di una catena di aggressioni, di un metodo, di un sistema, che prova la proterva volontà dell'imperialismo ad affermare con la violenza e col terrore il Suo predominio nel mondo, la sua volontà di voler conservare a ogni costo lo statu quo per cui i popoli che ancora lottano per la conquista dell'indipendenza e della libertà dovrebbero essere condannati per sempre alla servitù, alla fame, alla vergogna.Il sistema coloniale è stato battuto, spazzato via dalla lotta rivoluzionaria dei popoli, ma non vi è dubbio che gli imperialisti non vogliono rassegnarsi alla nuova situazione nel mondo, alla spinta alla libertà eall'indipendenza che sale in ogni paese, che conquista tutti i continenti, non vogliono rassegnarsi e non hanno rinunciato a esportare la controrivoluzione, né a cercare di ristabilire il loro dominio con i vecchi e i nuovi sistemi di colonialismo e di schiavitù.E necessario che tutti gli uomini amanti della pace si uniscano per bloccare l'aggressore, per salvare la pace finché si è in tempo. Non si può aspettare a lottare contro le aggressioni, non si può aspettare a lottare contro la guerra sino a quando le bombe ci cadranno sulla testa. Non si può rinviare la lotta per la pace, la lotta contro la guerra sino al giorno in cui essa fosse scatenata perché allora per molte regioni del mondo e per le popolazioni impegnarsi in questa lotta sarebbe troppo tardi.Queste cose erano, sono solennemente affermate in un documento approvato esattamente 5 anni fa, di questi giorni, in una grande conferenza che riunì a Mosca (il 7 novembre 1960) 81 partiti comunisti. Vogliamo vedere che cosa si diceva in quel documento?«Gli imperialisti degli Stati Uniti lavorano attivamente per creare un focolaio di guerra anche in Estremo Oriente. In combutta con i circoli dirigenti reazionari giapponesi, calpestando l'indipendenza nazionale di quel popolo e la sua volontà, essi hanno imposto al Giappone un nuovo trattato militare, che persegue scopi aggressivi diretti contro l'Unione Sovietica, la Repubblica popolare cinese e altri Stati amanti della pace. Gli aggressori americani hanno occupato l'isola di Formosa appartenente alla Repubblica popolare cinese e la Corea del Sud. Essi si inseriscono sempre più negli affari del Vietnam meridionale. Hanno fatto di questi paesi focolai di provocazioni militari e di pericolose avventure. Minacciando di aggressione Cuba, inserendosi negli affari dei popoli dell'America latina, dell'Africa e del Vicino Oriente, gli imperialisti americani cercano di suscitare nuovi focolai di guerra in varie parti del mondo. Gli imperialisti americani utilizzano forme di unioni regionali come, per esempio, l'Organizzazione degli Stati americani, per continuare a esercitare il loro controllo economico e politico e per coinvolgere i paesi dell'America latina nella realizzazione dei loro piani aggressivi. L'imperialismo americano ha creato un enorme apparato militare e non vuole permetterne la smobilitazione.«Nella Germania occidentale è risorto il militarismo; si accelera la ricostituzione dell'esercito regolare di massa sotto il comando dei generali hitleriani; questo esercito viene dotato dagli imperialisti americani di armi atomico-missilistiche e di altri modernissimi mezzi di sterminio.«L'imperialismo americano ha coinvolto molti paesi in blocchi militari (NATO, CENTO, SEATO e altri), ha avviluppato il cosiddetto "mondo libero " e cioè i paesi capitalisti dipendenti dall'imperialismo americano, nella rete delle proprie basi militari, puntate prima di tutto contro i paesi socialisti. L'esistenza di questi blocchi e basi militari costituisce una minaccia alla pace generale e alla sicurezza; non solo calpesta la sovranità, ma minaccia l'esistenza stessa degli Stati che concedono i loro territori per installarvi basi militari americane. »Si potrebbe continuare nella lettura di questo interessante documento, ma non è necessario. Ho voluto richiamare quelle parole perché mi sembra importante sottolineare come quell'analisi della situazione si è dimostrata giusta, è stata confermata pienamente dai fatti. Non mi sembra sia senza importanza in un momento in cui in Italia e nel mondo è abbastanza grande il disorientamento, la confusione, nel momento in cui i vari Pietro Nenni continuano a seminare sfiducia e a battere la grancassa del fallimento del comunismo, non mi sembra sia senza importanza dimostrare, documenti alla mano, come la capacità di analisi e di previsione di questo nostro tanto calunniato movimento comunista ancora una volta si sia dimostrata giusta, la più giusta e la più valida. Cinque anni or sono, in quell'analisi, i partiti comunisti prevedevano come l'imperialismo americano avrebbe acceso nuovi focolai di guerra nell'Estremo Oriente, nell'America latina, avrebbe messo in pericolo la pace nella stessa Europa. Tutto questo si è esattamente verificato.Tutte queste Cassandre che ci vorrebbero insegnare la strada non ci stavano forse cinque anni or sono facendo l'esaltazione del miracolo economico, del neocapitalismo, delle nuove strade dell'imperialismo americano, della sua nuova politica basata sulla comprensione, sulla ragionevolezza, su un nuovo indirizzo democratico e pacifico? È vero, abbiamo avuto l'intermezzo di Kennedy, ma abbiamo visto tutti in qual modo lo hanno fatto tacere.La Conferenza degli 81 partiti comunisti nel novembre I960 non si era limitata a indicare qual era la politica degli Stati Uniti, ea quali pericoli si andava incontro, ma aveva anche indicato i mezzi per farvi fronte.«Nella lotta per scongiurare una nuova guerra», diceva la Risoluzione, «la storia ha assegnato una particolare responsabilità alla classe operaia internazionale. È giunto il momento in cui è possibile stroncare i tentativi degli aggressori imperialisti di scatenare la guerra mondiale. Con gli sforzi congiunti del campo socialista mondiale, della classe operaia internazionale, del movimento di liberazione nazionale di tutti i paesi che si battono contro la guerra e di tutte le forze amanti della pace, la guerra mondiale può essere scongiurata. Spetta alla classe operaia di tutto il mondo», diceva la Risoluzione degli 81 partiti comunisti, «consolidare le proprie file per salvare l'umanità dalla catastrofe di una nuova guerra. Nessuna divergenza su problemi politici, religiosi o di altra natura deve impedire la coesione di tutte le forze della classe operaia contro il pericolo di guerra. È giunta l'ora di contrapporre alle forze della guerra la ferma volontà e la volontà d'azione di tutti i reparti e di tutte le correnti del proletariato internazionale, di unire tutte le sue forze per scongiurare la guerra e per mantenere la pace.»Sono trascorsi da allora esattamente cinque anni e non credo possiamo essere soddisfatti né del grado di sviluppo delle lotte contro il pericolo di guerra, e neppure - dobbiamo guardare chiaramente di fronte la realtà - del grado di sviluppo dell'unità del movimento operaio e del movimento comunista internazionale.Solidarietà col VietnamL'Unione Sovietica e i paesi socialisti hanno dimostrato con i fatti la loro concreta solidarietà verso il Vietnam e verso tutti i popoli che lottano per la loro indipendenza, non hanno mai concepito e non concepiscono la coesistenza come lo statu quo. Anche noi naturalmente non concepiamo, anche i partiti comunisti dei paesi capitalisti non concepiscono la coesistenza come lo statu quo, e riconosciamo legittimo il diritto di ogni popolo a lottare per la sua indipendenza e a decidere liberamente delle sue sorti. Tuttavia non possiamo non sentire forte la necessità di operare con maggiore slancio, con più forte energia, con tutto il nostro impegno sia per rafforzare la lotta per la pace e in difesa dei popoli aggrediti dall'imperialismo, sia per rafforzare l'unità del movimento comunista e operaio internazionale. Ledue questioni vanno di pari passo poiché la necessità di un maggior impegno e di maggiori successi nella lotta per la pace esige un rafforzamento dell'unità del movimento comunista e operaio internazionale. Se questa unità si indebolisce i gruppi più aggressivi dell'imperialismo ne approfittano e se ne avvantaggiano.Di fronte all'accentuata aggressività dei gruppi imperialisti e in particolare dell'imperialismo americano, c'è chi si chiede se è ancora valida l'impostazione strategica della politica della coesistenza pacifica.Senza dubbio, rispondiamo, l'impostazione strategica della coesistenza pacifica è sempre valida, purché la nostra azione sia adeguata alla situazione nuova che si è venuta creando nel mondo e alla quale male si adattano vecchi schemi. La politica della coesistenza pacifica come qualsiasi altra politica è una lotta, si urta, si scontra con altre forze che non la vogliono e non la accettano. Si tratta di lottare per riuscire a farla trionfare, ma poiché non ci siamo soltanto noi a lottare ma c'è anche il nemico, lo sviluppo degli avvenimenti non è sempre quello che desidereremmo. Anche la politica della coesistenza ha «subito», come dicono le tesi dell'XI Congresso del nostro partito, «una netta battuta d'arresto». La politica della coesistenza s'è scontrata e si scontra con difficoltà e ostacoli, con i colpi del nemico che non possiamo né ignorare, né sottovalutare.Il solo modo per sviluppare e portare avanti con successo la politica della coesistenza pacifica, di rafforzare la lotta per la pace è proprio quello di tener conto delle aggressioni in corso, delle possibilità che ve ne siano altre in futuro, è quello di tener conto delle esperienze che scaturiscono dalle lotte condotte in questi anni, delle debolezze che si sono manifestate nel condurre queste lotte, delle debolezze che si sono manifestate anche nel movimento comunista, nel movimento operaio e nel movimento antimperialista e nella sua unità. Dobbiamo tenerne conto e operare efficacemente per superarle se vogliamo bloccare l'aggressività dell'imperialismo americano.Per sviluppare con forza e in modo conseguente la politica della coesistenza, la lotta per la pace non possiamo chiudere gli occhi davanti ai pericoli di guerra, davanti alle aggressioni imperialiste e dobbiamo preparare adeguatamente il partito, la classe operaia, i lavoratori, li dobbiamo preparare politicamente e ideologicamente a sempre possibili brusche svolte della situazione. Dobbiamo anche in Italia accentuare la lotta per la pace, per la indipendenza del nostro paese contro la soggezione economica, politica e militare all'imperialismo statunitense. Nel momento in cui i pericoli di guerra aumentano devono essere accentuate la nostra azione e le nostre iniziative affinché il popolo italiano si liberi dalle basi militari straniere e dal grave peso delle basi atomiche per il pericolo che esse rappresentano, per le spese militari che comportano e per la minaccia permanente alla nostra sovranità nazionale, alla libertà del popolo italiano.E devono essere altresì portate avanti tutte le iniziative atte a rafforzare l'unità del movimento comunista e operaio internazionale.Per l'unità del movimento comunista e operaio internazionaleL'unità del movimento comunista e operaio internazionale è oggi più difficile da realizzare che non in passato per la complessità della situazione, per la diversità delle condizioni in cui operano i partiti operai e comunisti, i movimenti rivoluzionari e gli stessi paesi socialisti nel mondo.Nel mondo sono in corso lotte molteplici che impegnano contemporaneamente forze diverse e toccano interessi diversi. Voglio accennare soltanto a due di queste lotte, ambedue fondamentali. Lotte di principio, come è detto nel progetto di tesi per il nostro XI Congresso: la grande lotta fondamentale per la pace, per la coesistenza pacifica e la lotta pur essa fondamentale che i popoli oppressi conducono per la loro indipendenza, per la loro libertà.Queste due grandi battaglie si svolgono contemporaneamente in un mondo pieno di contraddizioni (in un mondo dove la lotta e la contraddizione principale è tra socialismo e imperialismo). Orbene ambedue queste lotte, quella per la pace e quella per l'indipendenza dei popoli, devono esser portate avanti con successo, posson sembrare in un certo senso contraddirtene; nello stesso tempo sono pienamente solidali, devono essere articolate e coordinate fra di loro. Le due lotte, quella per la pace e quella per l'indipendenza dei popoli, sono strettamente legate tra di loro. Non vi può essere pace se non c'è coesistenza e amicizia tra i popoli e non vi può essere coesistenza pacifica se non è riconosciuto e garantito a ogni popolo il diritto alla sua libertà, alla sua indipendenza, il diritto di decidere liberamente delle sue sorti.Quando noi affermiamo che non devono essere esportate né la controrivoluzione, né la rivoluzione non intendiamo minimamente misconoscere o sottovalutare il diritto di ogni popolo alla sua indipendenza, a decidere liberamente delle sue sorti, né sottovalutiamo la grande importanza e la necessità della piena e attiva solidarietà da parte del proletariato internazionale, del movimento socialista mondiale con i popoli aggrediti dall'imperialismo.Non è sempre facile e semplice coordinare le lotte per la liberazione e l'indipendenza dei popoli con le lotte per la pace, le lotte dei movimenti di liberazione con le lotte del movimento operaio occidentale e quelle dei paesi socialisti, ma tuttavia questo è il compito della classe operaia, questo è il compito nostro, dei comunisti. Riuscire a opporre all'imperialismo una efficace e coordinata strategia unitaria, questo è il contributo di effettiva e reale solidarietà che noi possiamo dare al Vietnam e ai popoli che lottano per difendere la loro indipendenza, la loro libertà.Nessuna occasione dobbiamo lasciarci sfuggire e tutte le iniziative dobbiamo appoggiare che abbiano lo scopo di rafforzare l'unità e la solidarietà del movimento comunista e operaio internazionale. Non basta certo fare delle conferenze per risolvere i problemi, può darsi che in certi momenti potrebbe anzi essere dannoso tenere delle conferenze, ma non possiamo essere per principio contrari alle conferenze dei partiti comunisti. E in questo momento ognuno sente più che mai la necessità che i rappresentanti dei partiti comunisti, dei movimenti operai, rivoluzionari e antimperialisti si incontrino non per dibattere questioni controverse, ma per discutere sui problemi concreti della lotta contro le aggressioni imperialiste, per coordinare comuni azioni di solidarietà, comuni iniziative di solidarietà internazionale a favore del Vietnam e dei popoli che ancora oggi si battono per la loro indipendenza, a favore dei paesi che ancora oggi sono oppressi, come la Spagna e il Portogallo, dalla dittatura fascista.La lotta per la pace è senza dubbio una questione di principio, ma sono per noi altresì questioni di principio il diritto dei popoli alla loro libertà e indipendenza, e l'internazionalismo proletario, la concreta attiva solidarietà con i popoli aggrediti dall'imperialismo o oppressi dal fascismo.Quanto sta avvenendo in questi giorni in Indonesia, per esempio, non riguarda soltanto il popolo indonesiano e il suo eroico Partito comunista, ma interessa direttamente e riguarda tutti i popoli, tutti coloro che nel mondo lottano contro l'imperialismo, lottano per la pace, lottano per il socialismo. Questi sono insegnamenti essenziali e sempre vivi del leninismo.È vero che c'è chi vorrebbe mettere il leninismo in soffitta o sminuirne la portata parlando dei princìpi del leninismo come princìpi scaturiti da «analisi condizionate dalle particolarità dello Stato zarista russo».Il leninismo come teoria della rivoluzione si presenta sempre vivo nella piena validità del suo contenuto e nel suo slancio ideale contro le deformazioni e contro tutti i revisionismi. Non si tratta di restare legati alla lettera del marxismo e del leninismo, ma di restare fedeli alla sostanza di questa dottrina che come nessun'altra ha esercitato e esercita una enorme influenza culturale, politica, liberatrice presso tutti i popoli del mondo.«Invano», ha scritto Togliatti, «si sono sforzati di diminuire la grandezza di Lenin i pigmei della nostrana filosofia, affrettatisi a scoprire due decine di anni dopo il trionfo della Rivoluzione d'Ottobre, che questa rivoluzione e la rinascita di venti popoli e l'edificazione di una società nuova che le tennero dietro non sono altro che episodi della storia della Russia. Acutissima scoperta veramente degna dei profeti dello "storicismo assoluto"! Anche la grande Rivoluzione francese fu un episodio della storia della Francia; ma figlia di un movimento di pensiero e di uno scatenamento di forze reali che sconvolsero dal fondo alla cima la vecchia società feudale, essa fu generatrice per tutta l'Europa e per il mondo intero di un nuovo ordinamento sociale e politico, punto di partenza di nuove correnti ideali e pratiche, faro di una nuova civiltà. È vano negare al pensiero e all'opera di Lenin questo stesso carattere che la storia ha sancito, che i popoli comprendono, che la classe operaia afferma, e in Russia e fuori della Russia, con tutto il suo orientamento attuale.La grandezza di Lenin è la grandezza stessa del marxismo, di cui egli fu il seguace più ortodosso, ma che egli seppe rinnovare e sviluppare da un lato liberandolo dalle incrostazioni pedantesche del riformismo che ne soffocavano l'anima rivoluzionaria e facendolo progredire, dall'altro lato, con l'analisi esatta dei caratteri della nuova tappa imperialistica del regime capitalista, con la elaborazione e applicazione conseguente della dottrina della rivoluzione proletaria e della costruzione e attività del partito cui spetta dirigerla.«Il marxismo di Lenin è il marxismo vero, vivente, capace di penetrare la realtà del mondo moderno in tutti i suoi aspetti, di comprenderla, di adeguare a essa tutta l'azione delle classi lavoratrici e dei popoli.«Non si può dire marxista oggi, chi non si dice nello stesso tempo leninista. «Due cose Lenin aveva tra l'altro preveduto nella sua profonda analisi del mondo moderno. La prima è che lo sviluppo dell'imperialismo era necessariamente legato all'affermarsi nei paesi imperialistici di movimenti di esasperata e barbara reazione, quali sono stati l'hitlerismo in Germania e il fascismo tra di noi. L'altra è che nel processo storico della rivoluzione socialista avrebbero trovato il loro posto non soltanto dei rivolgimenti democratici, ma delle guerre di liberazione nazionale dirette contro la reazione imperialistica.»È alla luce della dottrina del marxismo edel leninismo che il socialismo da utopia è diventato realtà e che i lavoratori hanno, in modo e condizioni diverse, conquistato il potere in una serie di paesi.Non si tratta, ripeto, di restare fedeli a dei dogmi, ma di restare noi stessi, di restar fedeli contro tutte le pressioni che vengono dal di fuori, che vengono dal nemico di classe, di restare fedeli non alla lettera, ma ai principi fondamentali del marxismo e del leninismo che sono i princìpi della lotta per il socialismo, quella lotta e quei principi che hanno dato a intere generazioni di operai, di lavoratori, una passione rivoluzionaria, un dinamismo, un coraggio, che hanno maturato una coscienza socialista in milioni e milioni di lavoratori di ogni paese. È nel nome di questi princìpi, alla luce di queste esperienze che noi ci impegniamo a operare con slancio per portare al partito molti nuovi aderenti, per conquistare nuovi giovani combattenti per il trionfo della grande causa dei lavoratori edel socialismo in Italia.Le generazioni anziane o vecchie come si usa dire non hanno risolto tutti i problemi. Hanno fatto, abbiamo fatto quello che fummo capaci di fare nella situazione data, non senza debolezze, non senza lacune, non senza errori. Ma qualche cosa è stato fatto anche nel nostro paese, siamo andati avanti. C'è senza dubbio ancora molto da fare. C'è tutta una società da rinnovare. È al socialismo che vogliamo, che dobbiamo arrivare. Con la Resistenza e la lotta di liberazione abbiamo sconfitto il fascismo. Oggi le giovani generazioni si trovano a operare in un'Italia dove non esiste più il fascismo, dove non esiste più il regime della dittatura totalitaria e del terrorismo. Ma del fascismo permangono ancora le radici, restano i gruppi monopolistici che dominano nel nostro paese, resta il regime del grande capitale. Molto ci rimane da fare per andare avanti, per eliminare tutto ciò che dev'essere eliminato, per fare trionfare nel nostro paese la giustizia, la libertà, il benessere, in una parola per realizzare il socialismo in Italia.Questo è il compito delle generazioni di oggi, questo è il compito di tutti noi. Per questo, per lottare per questi obiettivi, per rovesciare l'attuale governo di centro-sinistra, che fa soltanto gli interessi dei grandi monopoli, per sviluppare una larga politica di unità tra i lavoratori socialisti, comunisti, cattolici, di ogni corrente e senza partito, per creare le condizioni del sorgere di una nuova maggioranza nel nostro paese, per attuare finalmente quelle riforme fondamentali, quel rinnovamento della nostra società, per cui da tempo lottiamo, abbiamo bisogno di portare al partito molti lavoratori, giovani e anziani, affinché dedichino al partito, alla classe operaia, alla causa del socialismo tutte le loro fresche energie. Abbiamo bisogno di maggiori forze, di maggiori energie non soltanto per salutare come entusiasticamente salutiamo l'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, ma per lottare affinché il socialismo possa trionfare anche in Italia.Evviva la Rivoluzione socialista d'Ottobre! Evviva il Partito comunista italiano!

martedì 6 novembre 2007

le dieci frasi che fanno il buon politico



  1. ma anche

  2. c'è una frattura tra rappresentanza e partecipazione

  3. pronto chi parla? Ah, sei tu...senti, a proposito di...

  4. le quote rosa vanno attuate

  5. la legge elettorale è una priorità

  6. ridurremo il numero dei parlamentari, ma dalla prossima legislatura

  7. faremo il senato federale, ma dalla prossima legislatura

  8. ridurremo i costi della politica, se ne stanno occupando i deputati questori, ma dalla prossima legislatura

  9. rifaremo le centrali nucleari, ma non a Seveso

  10. al congresso ho conosciuto una hostess che non è niente male

lunedì 5 novembre 2007

le storie di francesca, a proposito di blog, seconda puntata

Domenica 21 ottobre 2007, su questo blog è apparsa la prima puntata di "Le storie ( interminabili ) di Francesca.

Come per "L' ebreo errante" di E. Sue nell'800, ora i lettori impazziti chiedono la pubblicazione della seconda puntata, ma anche sperano in una terza. Poteva l'editor sottrarsi? Anche sì. E invece no.

Agli appassionati lettori vanno date alcune premesse. Frana chiamava ‘il mio vongolone peloso’ Linarena, seguendo uno stile d’approccio alla femmina appreso in anni e anni di frequentazioni di viale Duodo, quando ancora persino a Udine c’era il Pci. Bisogna dire– col senno di poi- che funziona.
Con Lulla, aderirono al Mo’ Basta Ivan Denisovic (giornalista del 24 Ore), Louifla (professore di liceo), Valenkaia (nonna milanese), Mr. Jones (giornalista appassionato di musica) e soprattutto Kevin Keagan, un piccolo genio della fisica e in generale della cultura, essere di rara ironia e intelligenza. Paperino si giustificò ed evitò di presenziare, Rifkin ebbe molto da ridire sull’iniziativa.
Lulla mise a disposizione il suo sito in cui, per commentare quotidianamente il vissuto, aprì anche una radio virtuale. Ci fu un incontro preliminare a Roma, poi un terzo appuntamento a Firenze.
Ma torniamo all’appuntamento principale, quello di Venezia. L’Unità si mobilitò. Tale Sansonetti (oggi direttore di Liberazione, all’epoca Admin dell’Unità) entrò in crisi e spedì in missione sia Gabryroma (una compagna seriamente seria), che un altro coso di cui non ricordo il nome. Era l’unica data storicamente plausibile per la sinistra, l’8 settembre, giocata tra Marghera e Venezia. Fu un trionfo senza precedenti, anche se qualcuno rimase deluso nello scoprire che Frana era una donna e anche bruttina.
Seguì un articolo sull’Unità in cui Lulla venne definita ‘il pezzo duro e puro del dibattito’. Un riconoscimento non da poco. Il Mo’ Basta diventò il punto di riferimento di gran parte dei frequentatori del forum del giornale. Era attaccato da destra e da sinistra, solo Frana poteva godere dell’ardore di Linarena che lo/la trattava con un occhio di riguardo.
Quanto facesse Folena o dicesse Fassino passava in secondo piano, dal momento che tutti (sempre in virtù del senso dell’umorismo della sinistra) avevano capito che il Mo’Basta mirava al possesso dell’Unità.
I Mobbastisti si ritrovavano nel sito di Lulla a commentare la dura giornata di lavoro, mentre Sansonetti nelle stanze di via due Macelli probabilmente pregava il direttore di porre un freno a quell’incontenibile gruppetto di persone che gli stava mandando in vacca il forum (o almeno quello che lui avrebbe voluto come forum).
L’apoteosi fu raggiunta da Grammatica italiana con un appello struggente al rispetto della sua storia nazionale (chi fosse interessato lo può leggere in F. Longo “Non gioco più” Baldini, Castoldi & Dalai, p.50 e seguenti, così mi faccio pubblicità anch’io).
L’articolo sull’Unità era un evidente tentativo di Sansonetti di blandire i mobbastisti, che non solo non ci caddero, ma raddoppiarono la vigilanza. Giorno e notte, a turno e compatibilmente al lavoro di ognuno, c’era sempre un nick che vigilava e interveniva. I giovani diessini, a cui in origine il forum era dedicato, venivano colti in castagna e terrorizzati al motto di ‘non si può essere giovani e definirsi diessini’. Gabryroma, la paladina dei diessini oppressi, veniva accusata di tutte le quotidiane nefandezze del Partito. Ovviamente ogni mobbastista aveva una decina di nick diversi, dando così l’impressione agli acuti lettori di sinistra e di destra che fosse un vero movimento di massa.
Non solo. Dal momento che era possibile usare qualsiasi nick linarena si trovò clonata. Dopo ogni suo intervento pro Berlusconi ne appariva un altro di segno contrario a firma linarena, che si scusava coi lettori imputando allo smodato uso di coccoina i suoi strali. Solo l’intervento successivo di Frana riusciva a placare le ire della siciliana.
Per circa un anno D’Alema fu per tutti solo un pallido ricordo sullo sfondo di un dibattito feroce sul fatto che non era giusto avere più nick e clonare gli altri. Per i mobbastisti era fonte di intenso piacere scrivere ‘alla maniera di…’.
Sansonetti, disperato, le provò tutte: le minacce, la presenza nel forum di insigni dirigenti di partito che avrebbero riportato coi loro augusti interventi serietà e dignità (scatenando al contrario i più bassi istinti dei mobbastisti), la censura. Alla fine gettò la spugna, chiuse il forum e lo fece riaprire con un meccanismo noioso e avvilente che solo Mr. Jones riuscì ad accettare.
Nessuno ne fece un dramma. Da un paio di mesi l’intero Mo’Basta era migrato altrove: Frana aveva scoperto l’esistenza del Barbiere della Sera. Purtroppo per lei e per Lulla.
Fine seconda puntata

domenica 4 novembre 2007

un importante contributo di Maria per una etica delle scelte.

(potevo mettere la foto della Zarri con Rocco Siffredi? Sì, ma questa mi è sembrata più reale)


ORIENTAMENTO all'ETICA della SCELTA

Dall'intervista alla Pornostar Federica Zarri (vedi foto e sito), fondatrice di un circolo della libertà della Brambilla, laureata in Business Philosophy presso il St.George College di Las Vegas.


D: Se qualcuno ti proponesse di girare un film con animali?R: Assolutamente no! Amo tanto gli animali, forse più degli uomini.
D: I problemi attuali del mondo come li segui?
R: Sono rimasta molto impressionata dalla sofferenza e dalla morte di Papa Giov. Paolo II.

Ed ecco la sintesi programmatica (Mission) della materia di studio BUSINESS PHILOSOPHY del College di Las Vegas, in cui si sono laureate menti ambiziose e vincenti.
Il testo, che propongo –senza interferenze- nella traduzione automatica da Google, fa riflettere sulla inadeguatezza delle materie di studio della Bocconi e sulla povertà di orizzonti dell'economista medio, che non ha mai neppure sognato un accesso così disinvolto e privo di tabù alla filosofia del nostro tempo. Inoltre può essere un valido supporto per chiunque si trovi a dover affrontare scelte definitive e vincolanti.

Notare l'ispirazione e l'afflato mistico dei valori fondamentali, coniugati tuttavia con senso pratico.

Da non sottovalutare l'ambiente edonistico di provenienza .


Valori fondamentali


Quality Qualità. Cerchiamo di soddisfare interne ed esterne esigenze del cliente attraverso l'innovazione, la competenza, e il lavoro di squadra. Cercare di "farlo destra" la prima volta


Respect Rispetto.Essere sensibili ai bisogni degli altri, sia all'interno dell'organizzazione e al di fuori dell 'organizzazione. Essere cortese, attento, sensibile, e professionale.


Integrity Integrità. In tutti gli sforzi, in un atto etico, onesto e professionale.


Openness Apertura. Essere fiducioso e ricettivi alle nuove idee. Fiduciosa.


Accountability Responsabilità Prendere la proprietà e la responsabilità per le azioni e dei loro risultati. Accettare sia rischi e vantaggi, confidando che in buona fede rischi non saranno puniti.


Principi guida.
Abbiamo il nostro quotidiano svolgere le funzioni alle seguenti principi guida:
-Progettazione e la gestione di alta qualità, sicuri e innovativi programmi.

-Spedizioni di pensionamento, la salute, e di altre prestazioni e servizi in un piano di parità, precisa, cortese, professionale, e il prompt.

-Fornire informazioni significative e di istruzione a tutti i componenti del sistema in modo tempestivo.

-Attrarre, in via di sviluppo, e la conservazione di una competente, creativo, e di forza lavoro altamente motivati.
-Ottenere il più alto ritorno sugli investimenti di portafoglio per la nostra sopravvivenza, di prosperare, e di crescere in un modo sicuro e prudente.

- Garantire che tutti i benefici siano adeguatamente finanziate.

-Mantenere la fiducia del pubblico sia da un punto di vista etico, sensibile, efficace, efficiente organizzazione e di costo nel servizio di datori di lavoro e lavoratori.

-Sostenere il nostro ruolo di un rispettato leader nella benefici pensionistici pubblici e industria.