mercoledì 16 luglio 2008

Ecco fatto: Ode alla mela



Te, mela,
voglio
celebrare
riempiendomi
la bocca
col tuo nome,
mangiandoti.
Sei sempre
nuova come niente altro,
sempre
appena caduta
dal Paradiso:
piena
e pura
guancia imbellettata
dell'aurora!

Quuanto difficili
sono
paragonati
a te
i frutti della terra,
le uve cellulari,
i manghi
tenebrosi,
le ciliegie
coi noccioli, i fichi
sottomarini:
tu sei pura manteca,
pane fragrante,
cacio vegetale.

Quando addentiamo
la tua rotonda innocenza
torniamo per un istante
ad essere
creature appena create...
...Io voglio
un'abbondanza totale....
voglio una città, una repubblica,
un fiume Mississipi
di mele,
e sulle sue sponde
voglio vedere
tutta
la popolazione
del mondo
unita, riunita,
nell'atto più semplice che ci sia:
a mordere una mela. Pablo Neruda

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Faccio una tempestiva autocritica e invito i collaboratori e gli altri accademici a limitare i loro preziosi interventi a giorni prestabiliti, come da statuto, per non inquinare costantemente l'aria che è un bene prezioso (vedi anche risultati G 8).

Anonimo ha detto...

Qui viene tutto interpretato, ormai. Anche questo richiamo al morso della mela...

Anonimo ha detto...

Strabordante cultura di maria. Ma non potresti evitare le parole sul bordo dell'immagine, che si leggono male? Non è difficile. O lo fai apposta?

Anonimo ha detto...

Prego, queste odi elementari sono un dono personale del direttore che tentava di riportarmi da una cultura filosofica e di casta, ad una cultura un po' più umana.
Sto utilizzando tutti gli strumenti disponibili ed eviterò le parole a bordo dell'immagine.