mercoledì 2 luglio 2008

Il Grembiulino


Caro diario,

sono rimasta colpita dall’irriverente video di donna Gelmini, poiché il tema del grembiule (ovvero della divisa) è assolutamente prioritario nella storia della nostra educazione e nelle politiche dell’istruzione in Italia.

Tuttavia lo affronterò in privato: mi piace ricordare infatti gli anni delle mie operose infanzia e giovinezza.

Bimba allegra e spensierata, nella solatia Romagna, frequentai le prime classi elementari, felice di portare il grembiulino bianco confezionato con amore dalla mia nonna.

Le classi superiori, fino al liceo Stellini, a Udine, mi videro indossare un grembiule nero, severo, austero e prefabbricato che tuttavia lasciava qualche libertà a chi l’indossava (stringere la cintura, pinces che sagomavano e altri artifici con cui si allettavano i compagni di classe e comunque si scatenavano tempeste ormonali di non poco conto).

Venne l’università: la giovane ormai conscia delle proprie libertà, aderì spontaneamente al 68: venne buttato via anche il reggiseno.

Ma al primo anno di insegnamento (1970) nella piovosa Carnia, fu d’uopo indossare di nuovo il tetro grembiule nero e accantonare ogni anelito di liberazione. Il Preside bigotto e sessuofobico non tollerava eccezioni: misurava col metro la lunghezza della divisa, pensata per non turbare le giovani generazioni ansiose di apprendere la verità.

Dopo alcuni anni divenni madre e quando i miei bimbi andarono all’asilo e poi a scuola, riscoprii il piacere del grembiulino da lavare e stirare, più volte nella settimana. E con che gioia mi accingevo alla scelta del detersivo, al rituale della lavatrice!. La cosa più bella era stendere, accarezzare e annusare, danzando nel sole, accettando i preziosi consigli di qualche esperto di bucato…è durato poco, alle medie già il grembiule era stato abolito.

Tutto ciò lo racconto per far comprendere, anche ai distratti, la centralità del tema del grembiule nella storia contemporanea.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Maria,
erano anni che non mi commuovevo tanto

Anonimo ha detto...

Il grembiule nero! Che armatura a difesa della verginità delle donzelle. E noi, infelici, in giacca e cravatta.
Ma a fine anno esplodeva la primavera. C'era sempre qualche festina con le compagne di classe, le quali si presentavano senza grembiule, ma comunque pluricoperte da capo a piedi, ma a noi sembravano femmine mai viste prima. Niente culi fuori come adesso, che il papa piange tanto.
Gli ormoni esplodevano ed uscivano in forma di brufoli dal viso. Si ballavano, non troppo stretti, le canzoni di Nico Fidenco.
Per quanto riguarda giacca e cravatta le abbiamo buttate via nel '68, 40 anni fa, e con esse il timor reverentialis per i prof e l'autorità in genere, Grazie '68.

Anonimo ha detto...

Per il vero rinnovamento morale, bisogna serrare i ranghi. I politici di sinistra non hanno capito niente e quelli dell'istruzione pubblica e privata ancora meno.

Anonimo ha detto...

Sono di un'altra generazione ma anch'io ho fatto in tempo a portare il grembiule nero con colletto bianco alle elementari. Noi maschi lo portavamo corto fino alla cintura, le femmine al ginocchio.

Il grembiule era vissuto non troppo bene, perchè era a discrezione della maestra: la nostra maestra era la più severa della scuola, la nostra classe era una delle pochissime classi (forse l'unica!) ad essere costretta ad indossarlo.

Poi vennero le medie, con i professori sessantottini, anche noi gettammo i grembiuli e le cartelle di cuio.

Anonimo ha detto...

Io con i grembiuli non c'ho mai azzeccato. A metà prima elementare da Udine, dove si usa bianco, mi trasferii a Trieste dove in prima e seconda elementare era lilla (bisgonava arrivare in terza per averlo blu). Siccome mamma l'aveva comprato in crescere restai per un anno e mezzo unica in bianco. Una profezia!

Tre anni di grembiule blu, poi il passaggio alle medie. Milano. Era nero. Mamma comprava i grembiuli in crescita alla Upim, ignara del fatto che 11 anni m'ero già sviluppata al massimo e che quindi mi sarebbero stati immensi per sempre. Ma non importa.

Frequentavo la scuola media Colorni (turno pomeridiano) proprio di fronte al liceo Parini. Classi femminili e maschili. In quelle maschili c'era Giovanni Kezich, figlio di Tullio, che era bellissimo anche nella sua casacchina nera che ben s'intonava coi capelli a scodella biondi.

Il preside, uno che nella vita non aveva fatto altro d'importante che tradurre la Comedie humaine per primo in Italia, tentava di capire come gestire una scuola media a doppi turni. Fu il Kezich a spiegarglielo.

Era il 1969. Il Parini scioperava (la mattina), ma noi non potevamo essere da meno. Così Kezich organizzò uno sciopero pomeridiano con varie richieste, tra cui l'abrogazione del grembiule nero per le ragazze, da sostituirsi con grembiuli colorati. Il preside, Morpurgo, acconsentì immediatamente e lo sciopero non iniziò nemmeno.

Tornai a casa felice dicendo che volevo un grembiule nuovo, di qualsiasi colore, ma non nero. Mia madre, già ligia al patto di vattelapesca famiglia scuola ben prima del Fioroni, non commentò nemmeno.Non avrebbe gettato nemmeno mille lire per rivestirmi. Il mio grembiulone nero abbondante mi accompagnò fino alla terza media, Udine, scuola Ellero. Sempre nero e sempre abbondante.

Anonimo ha detto...

Cara Maria, il grembiule è vitale in ogni scuola di ordine e grado.
Dall'asilo nido alle superiori nel grembiule un ragazzo riesce a raccogliere il meglio di sè.

Io penso alle briciole e carte di merendine, ma anche bigliettini del compito in classe, residui di qualsiasi cosa che prima di affrontare la lavatrice svuoti, da madre, scoprendo aspetti inconsueti del tuo pargolo. E' un modo per rapportarsi sul serio in un patto scuola famiglia iniziato da Fioroni che non può venir lasciato in balia di se stesso.

In una scuola italiana, e sottolineo italiana, che non lascia nulla al caso, sapere che finalmente invece che mettere mano a problemucci da nulla per valorizzare il nuovo look delle nuove generazioni è confortante.

Più della liberazione della Betancourt brindo alla mia omonima che ha saputo capire e tradurre l'anelito di rinnovamento della scuola del nostro paese

Anonimo ha detto...

Ringrazia per la comprensione e la solidarietà personale; ma proseguiamo nel rinnovamento della scuola italiana, affinchè essa possa competere a livello europeo sulle questioni cruciali dell'educazione.