Come per "L' ebreo errante" di E. Sue nell'800, ora i lettori impazziti chiedono la pubblicazione della seconda puntata, ma anche sperano in una terza. Poteva l'editor sottrarsi? Anche sì. E invece no.
Agli appassionati lettori vanno date alcune premesse. Frana chiamava ‘il mio vongolone peloso’ Linarena, seguendo uno stile d’approccio alla femmina appreso in anni e anni di frequentazioni di viale Duodo, quando ancora persino a Udine c’era il Pci. Bisogna dire– col senno di poi- che funziona.
Con Lulla, aderirono al Mo’ Basta Ivan Denisovic (giornalista del 24 Ore), Louifla (professore di liceo), Valenkaia (nonna milanese), Mr. Jones (giornalista appassionato di musica) e soprattutto Kevin Keagan, un piccolo genio della fisica e in generale della cultura, essere di rara ironia e intelligenza. Paperino si giustificò ed evitò di presenziare, Rifkin ebbe molto da ridire sull’iniziativa.
Lulla mise a disposizione il suo sito in cui, per commentare quotidianamente il vissuto, aprì anche una radio virtuale. Ci fu un incontro preliminare a Roma, poi un terzo appuntamento a Firenze.
Ma torniamo all’appuntamento principale, quello di Venezia. L’Unità si mobilitò. Tale Sansonetti (oggi direttore di Liberazione, all’epoca Admin dell’Unità) entrò in crisi e spedì in missione sia Gabryroma (una compagna seriamente seria), che un altro coso di cui non ricordo il nome. Era l’unica data storicamente plausibile per la sinistra, l’8 settembre, giocata tra Marghera e Venezia. Fu un trionfo senza precedenti, anche se qualcuno rimase deluso nello scoprire che Frana era una donna e anche bruttina.
Seguì un articolo sull’Unità in cui Lulla venne definita ‘il pezzo duro e puro del dibattito’. Un riconoscimento non da poco. Il Mo’ Basta diventò il punto di riferimento di gran parte dei frequentatori del forum del giornale. Era attaccato da destra e da sinistra, solo Frana poteva godere dell’ardore di Linarena che lo/la trattava con un occhio di riguardo.
Quanto facesse Folena o dicesse Fassino passava in secondo piano, dal momento che tutti (sempre in virtù del senso dell’umorismo della sinistra) avevano capito che il Mo’Basta mirava al possesso dell’Unità.
I Mobbastisti si ritrovavano nel sito di Lulla a commentare la dura giornata di lavoro, mentre Sansonetti nelle stanze di via due Macelli probabilmente pregava il direttore di porre un freno a quell’incontenibile gruppetto di persone che gli stava mandando in vacca il forum (o almeno quello che lui avrebbe voluto come forum).
L’apoteosi fu raggiunta da Grammatica italiana con un appello struggente al rispetto della sua storia nazionale (chi fosse interessato lo può leggere in F. Longo “Non gioco più” Baldini, Castoldi & Dalai, p.50 e seguenti, così mi faccio pubblicità anch’io).
L’articolo sull’Unità era un evidente tentativo di Sansonetti di blandire i mobbastisti, che non solo non ci caddero, ma raddoppiarono la vigilanza. Giorno e notte, a turno e compatibilmente al lavoro di ognuno, c’era sempre un nick che vigilava e interveniva. I giovani diessini, a cui in origine il forum era dedicato, venivano colti in castagna e terrorizzati al motto di ‘non si può essere giovani e definirsi diessini’. Gabryroma, la paladina dei diessini oppressi, veniva accusata di tutte le quotidiane nefandezze del Partito. Ovviamente ogni mobbastista aveva una decina di nick diversi, dando così l’impressione agli acuti lettori di sinistra e di destra che fosse un vero movimento di massa.
Non solo. Dal momento che era possibile usare qualsiasi nick linarena si trovò clonata. Dopo ogni suo intervento pro Berlusconi ne appariva un altro di segno contrario a firma linarena, che si scusava coi lettori imputando allo smodato uso di coccoina i suoi strali. Solo l’intervento successivo di Frana riusciva a placare le ire della siciliana.
Per circa un anno D’Alema fu per tutti solo un pallido ricordo sullo sfondo di un dibattito feroce sul fatto che non era giusto avere più nick e clonare gli altri. Per i mobbastisti era fonte di intenso piacere scrivere ‘alla maniera di…’.
Sansonetti, disperato, le provò tutte: le minacce, la presenza nel forum di insigni dirigenti di partito che avrebbero riportato coi loro augusti interventi serietà e dignità (scatenando al contrario i più bassi istinti dei mobbastisti), la censura. Alla fine gettò la spugna, chiuse il forum e lo fece riaprire con un meccanismo noioso e avvilente che solo Mr. Jones riuscì ad accettare.
Nessuno ne fece un dramma. Da un paio di mesi l’intero Mo’Basta era migrato altrove: Frana aveva scoperto l’esistenza del Barbiere della Sera. Purtroppo per lei e per Lulla.
Fine seconda puntata
Con Lulla, aderirono al Mo’ Basta Ivan Denisovic (giornalista del 24 Ore), Louifla (professore di liceo), Valenkaia (nonna milanese), Mr. Jones (giornalista appassionato di musica) e soprattutto Kevin Keagan, un piccolo genio della fisica e in generale della cultura, essere di rara ironia e intelligenza. Paperino si giustificò ed evitò di presenziare, Rifkin ebbe molto da ridire sull’iniziativa.
Lulla mise a disposizione il suo sito in cui, per commentare quotidianamente il vissuto, aprì anche una radio virtuale. Ci fu un incontro preliminare a Roma, poi un terzo appuntamento a Firenze.
Ma torniamo all’appuntamento principale, quello di Venezia. L’Unità si mobilitò. Tale Sansonetti (oggi direttore di Liberazione, all’epoca Admin dell’Unità) entrò in crisi e spedì in missione sia Gabryroma (una compagna seriamente seria), che un altro coso di cui non ricordo il nome. Era l’unica data storicamente plausibile per la sinistra, l’8 settembre, giocata tra Marghera e Venezia. Fu un trionfo senza precedenti, anche se qualcuno rimase deluso nello scoprire che Frana era una donna e anche bruttina.
Seguì un articolo sull’Unità in cui Lulla venne definita ‘il pezzo duro e puro del dibattito’. Un riconoscimento non da poco. Il Mo’ Basta diventò il punto di riferimento di gran parte dei frequentatori del forum del giornale. Era attaccato da destra e da sinistra, solo Frana poteva godere dell’ardore di Linarena che lo/la trattava con un occhio di riguardo.
Quanto facesse Folena o dicesse Fassino passava in secondo piano, dal momento che tutti (sempre in virtù del senso dell’umorismo della sinistra) avevano capito che il Mo’Basta mirava al possesso dell’Unità.
I Mobbastisti si ritrovavano nel sito di Lulla a commentare la dura giornata di lavoro, mentre Sansonetti nelle stanze di via due Macelli probabilmente pregava il direttore di porre un freno a quell’incontenibile gruppetto di persone che gli stava mandando in vacca il forum (o almeno quello che lui avrebbe voluto come forum).
L’apoteosi fu raggiunta da Grammatica italiana con un appello struggente al rispetto della sua storia nazionale (chi fosse interessato lo può leggere in F. Longo “Non gioco più” Baldini, Castoldi & Dalai, p.50 e seguenti, così mi faccio pubblicità anch’io).
L’articolo sull’Unità era un evidente tentativo di Sansonetti di blandire i mobbastisti, che non solo non ci caddero, ma raddoppiarono la vigilanza. Giorno e notte, a turno e compatibilmente al lavoro di ognuno, c’era sempre un nick che vigilava e interveniva. I giovani diessini, a cui in origine il forum era dedicato, venivano colti in castagna e terrorizzati al motto di ‘non si può essere giovani e definirsi diessini’. Gabryroma, la paladina dei diessini oppressi, veniva accusata di tutte le quotidiane nefandezze del Partito. Ovviamente ogni mobbastista aveva una decina di nick diversi, dando così l’impressione agli acuti lettori di sinistra e di destra che fosse un vero movimento di massa.
Non solo. Dal momento che era possibile usare qualsiasi nick linarena si trovò clonata. Dopo ogni suo intervento pro Berlusconi ne appariva un altro di segno contrario a firma linarena, che si scusava coi lettori imputando allo smodato uso di coccoina i suoi strali. Solo l’intervento successivo di Frana riusciva a placare le ire della siciliana.
Per circa un anno D’Alema fu per tutti solo un pallido ricordo sullo sfondo di un dibattito feroce sul fatto che non era giusto avere più nick e clonare gli altri. Per i mobbastisti era fonte di intenso piacere scrivere ‘alla maniera di…’.
Sansonetti, disperato, le provò tutte: le minacce, la presenza nel forum di insigni dirigenti di partito che avrebbero riportato coi loro augusti interventi serietà e dignità (scatenando al contrario i più bassi istinti dei mobbastisti), la censura. Alla fine gettò la spugna, chiuse il forum e lo fece riaprire con un meccanismo noioso e avvilente che solo Mr. Jones riuscì ad accettare.
Nessuno ne fece un dramma. Da un paio di mesi l’intero Mo’Basta era migrato altrove: Frana aveva scoperto l’esistenza del Barbiere della Sera. Purtroppo per lei e per Lulla.
Fine seconda puntata
10 commenti:
Stasera ore 21 tutti su SKi 1.
IL DIAVOLO VESTE PRADA.
Trama. Una giovane provinciale, diventata giornalista, viene assunta dalla più importante rivista di moda al momdo,
Goffa e sciatta viene bistrattata dalla direttrice,
Manuela Palermi?
No,Serafina Niccodemi.
Università del blog.
Si può essere fan di Svech ma anche di Pannella?
NO. Non si può essere fan di Pannella, mai e in nessun modo.
Francesca, ma dove ero? cosa facevo?
quando succedevano queste cose.
A leggere il thriller degli efferati mobastisti, di questi poveri diessini e di altri abituati a rimorchiare in vl.Duodo, mi sembra di aver vissuto ignara di avvenimenti storici e di aver fatto solo teoria della comunicazione,perchè ancora non introdotta ai mezzi informatici.
Infatti i miei contributi attivi e più spericolati alla causa (della sinistra)sono stati di andare, sotto le finestre del MSI poi AN in via V.Veneto, a cantare Bandiera Rossa con gruppi di miei studenti marxisti-leninisti(che ancora esistevano in Friuli)dei Geometri serali. Una lotta primitiva, all'arma bianca, un corpo a corpo... che niente ha a che vedere con l'umorismo e la raffinatezza dei forum e dei blog.
Solo che oggi siamo più soli, anche se siamo in rete! Mariute
Francesca, mi stupisco di te! Sei la persona più pannelliana che conosca.
Che fai? Cerchi rissa?
Bene, senza rissa il blog muore.
Allora io dico: Pannella uguale Di Pietro. Pannella ha allevato Capezzone e Di Pietro ha allevato De Gregorio. Zvech sapete chi ha allevato.
Gossip: L'editore di Cara Democrazia vuol far fuori il brillante direttore. Un nuovo caso Ostellino? Nervi in redazione? Lexotan a barilotti?
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