CRONACA da Repubblica.it
Esplode carciofo tra le mani donna ferita ad Avezzano
AVEZZANO (L'Aquila) - Una casalinga di Avezzano è finita al pronto soccorso per una ferita a una mano causata da una fiammata provocata da un carciofo, acquistato in un supermercato, esploso mentre lo stava pulendo. Del fatto ha dato notizia il quotidiano Il Centro che teme possa trattarsi di un gesto in stile "unabomber". La donna ha riportato una bruciatura guaribile in pochi giorni. La procura di Avezzano ha aperto un'inchiesta. Questa mattina la "vittima" del carciofo è stata nuovamente ascoltata dagli agenti della squadra anticrimine del commissariato di Avezzano che stanno cercando di ricostruire nei minimi particolari l'accaduto. Sul carciofo, dal quale sarebbe fuoriuscita una fiammata mentre la donna stava lavandolo in cucina, sono in corso indagini della polizia scientifica di Roma. L'esito dei rilievi potrebbe essere pronto la prossima settimana. Il carciofo era stato acquistato in un supermarket che si trova nel Comune di Scurcola Marsicana (L'Aquila), nel centro commerciale di Cappelle dei Marsi. Il negozio si era rifornito ai mercati generali del Centro agroalimentare di Roma", che si trova a Guidonia. La polizia sta cercando di ricostruire la provenienza della partita di carciofi tra i quali c'era quello "esplosivo". I carciofi provengono generalmente dalle produzioni di Cerveteri-Ladispoli (Roma) e di Sezze-Priverno-Sermoneta (Latina). Le varietà prevalenti, come quella acquistata ad Avezzano, sono il "romanesco" e quella detta "Castellammare", ma sono numerosi gli ibridi. C'è anche il carciofo di Tarquinia e della Maremma (Viterbo). (3 maggio 2008)
5 commenti:
ODE AL CARCIOFO
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
Bisogna anzitutto capire se il carciofo era romanesco o laziale.
Se era romanesco, il cerchio si chiude
La notizia è sconvolgente, però dall'ode che segue si evince che, senza i consigli di Nonna Stella, l'autore è privo delle più rudimentali informazioni di cucina: nessuno mai bollirebbe un carciofo.
Neruda, abbi pietà dell'acquirente, ella non sa quello che dice.
Cynar, contro il logorio della vita moderna
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