domenica 30 marzo 2008

Pausa letteraria. Decamerone: giornata I, novella I


Quasi un programma elettorale per l’Al di Là

Il racconto di Boccaccio è noto.
Notaio di Prato, ser Cepparello o ser Ciappelletto (per i francesi), non ha molti scrupoli di coscienza: è falsario, spergiuro, seminatore di discordia, bestemmiatore, iracondo, “de le femine vago come sono i cani de' bastoni (sodomita), goloso, bevitore, giocatore e baro, violento, all'occasione omicida.
Ci troviamo in Borgogna, dove ser Cepparello è andato, su incarico di un ricco mercante italiano, a riscuotere crediti presso i malfidati e ostili borgognoni. Egli alloggia presso due usurai fiorentini, ed è a casa loro che, non più giovane e malvissuto, si ammala e viene in punto di morte. Qui nasce il problema della sua sepoltura: mandarlo a morire fuori casa - riflettono gli usurai - non possiamo; lui di sicuro rifiuterà i sacramenti e, “morendo senza confessione, niuna chiesa vorrà il suo corpo ricevere, anzi sarà gittato a' fossi a guisa d'un cane”; i borgognoni grideranno allo scandalo per “questi lombardi [= Italiani] cani, li quali a chiesa non sono voluti ricevere”, assaliranno le nostre case derubandoci e ammazzandoci: “di che noi in ogni guisa stiam male, se costui muore”.
Di qui l'idea della falsa confessione, con cui ser Cepparello toglie brillantemente d'impaccio i suoi ospiti. Lo sciagurato approfitta della dabbenaggine di un santo frate, anzitutto dichiarandosi vergine, poi confessando, con aria contrita, falsi peccati : uso al digiuno, oltre che nelle occasioni prescritte, anche tutte le settimane (tre giorni a pane ed acqua), si definisce peccatore di gola recidivo, per aver bevuto l'acqua con troppo gusto, quando era affaticato, e per aver viziosamente desiderato certe insalatuzze d'erbucce.
Ma il culmine dell’umorismo viene raggiunto, quando il Nostro confessa “ non avvedendomene, io una volta sputai nella Chiesa di Dio”.
E il santo frate gli risponde “Figliuol mio, cotesta non è cosa da curarsene: noi, che siamo religiosi, tutto il dì vi sputiamo”
È così che Ciappelletto riesce a farsi passare per santo, “e la vegnente notte, in una arca di marmo sepellito fu onorevolmente in una cappella; e a mano a mano il dì seguente cominciarono le genti a andare e a accender lumi e ad adorarlo…e in tanto crebbe la fama della sua santità e divozione a lui, che quasi niuno era che…ad altro santo si votasse, e chiamaronlo e chiamanlo san Ciappelletto, e affermano molti miracoli Idio aver monstrati per lui…”

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo ser Ciappelletto l'ho visto candidato, non ricordo dove...

Anonimo ha detto...

Un, due, tre, ciapel che'l ghé.

Anonimo ha detto...

Blasfemi: all'Indice, all'Indice!

Anonimo ha detto...

Ho votato per l'indulto, per l'autore e per lo sciagurato.