martedì 12 febbraio 2008

destra o sinistra?


A sentire Tony Blair, che portò alla ribalta la sinistra democratica inglese dopo il periodo di rinnovamento recentemente ricordato su questo blog, è una distinzione che non ha più motivo d’essere. Ogni scelta sarebbe subordinata ad una principale: globalizzazione sì, globalizzazione no.

Una tendenza, quella della globalizzazione, non più circoscritta alla sola sfera economica, tant’è che questioni prevalentemente etiche vengono sempre con maggior frequenza sottoposte all’approvazione di organismi internazionali quali l’ONU. E perfino il male più oscuro della società, la guerra, appare legittimato qualora il consenso sia condiviso e unanime.

Insomma la sovranità nazionale non rileva più; al momento l’unica potenza capace di imporre ed imporsi una volontà, che non sia il solo desiderio dell’emergere economicamente, sembra essere quella americana.

Un’indipendenza di giudizio che porta nella campagna elettorale d’oltreoceano elementi di novità. Mentre prevale l’attenzione verso le caratteristiche soggettive - etniche o di genere - dei candidati alle primarie democratiche Obama e Rodham Clinton, non può sfuggire lo strappo con il passato portato avanti dal repubblicano Huckabee che, tra un sermone e l’altro, affronta il tema della globalizzazione selvaggia e degli effetti spinosi sulla classe media americana ponendosi apertamente contro un mercato regolato solo da se stesso. Non un mercato libero, quindi, ma un mercato giusto.

E noi per cosa dovremmo votare? Perché questi temi non sono affrontati? La campagna elettorale è appena iniziata ma già traspare, ancora una volta, che saranno esasperati solo gli schieramenti ed i singoli aderenti, senza toccare i diversi problemi e le visioni per superarli.

5 commenti:

maria ha detto...

Qualche tempo fa la parola "globalizzazione" veniva agitata come uno spauracchio, ricordo che il povero Fassino quando disse "processo da governare, ma inevitabile", venne trattato come uno che ha la febbre alta o come uno che lancia anatemi.
Possiamo ora tirare le somme: destra e sinistra globalizzate, propaganda per la globalizzazione globale, interessi economici privatistici e globalizzati, metodi clientelari globalizzati, democrazia esportata globalmente, missioni di guerra per il bene globale dell'umanità, imitazione globale.
La macchina funziona a pieno regime e le differenze sono in pochi a coglierle.

Anonimo ha detto...

La globalizzazione si è globalizzata, che c'è di male?. La cosa fa parte delle leggi di Darwin e tutto quello che vuole opporsi all'evoluzionismo puzza fortemente di dogma. Mi sta bene che la campagna elettorale si occupi di altro.

Anonimo ha detto...

La parola globalizzazione vuol dire tante e troppe cose.

Sul piano economico è vero: c'è una globalizzazione globalizzata. L'espansione dei mercati si è espansa in tutto il globo e non c'è più altro spazio: e per questo ci sono le guerre. Ma a vedere bene è sempre il vecchio capitalismo, che quando entra in crisi o fa la guerra e/o assume forme autoritarie.

La sovranità nazionale conta quasi nulla, è vero già da un po', ma non credo che l'America sia l'unico soggetto internazionale capace di agire in maniera autonoma. C'è almeno la Cina, quasi la Russia, e forse un giorno anche l'Europa.

La politica dovrebbe avere come minimo una dimensione europea. Ci vorrebbe un governo europeo politico e non come somma di governi nazionali. Almeno delle elezioni politiche europee in cui si presentino gli stessi partiti in tutta Europa e con la possibilità di votare un rappresentante a prescindere dalla sua nazionalità.

Fine del pastone. Torno alla tua domanda e rispondo sinistra.

Amy ha detto...

"Un processo da governare, ma inevitabile" mi trova d'accordo.
Proprio per questo il modo di governarlo dovrebbe essere oggetto di dibattito, giustamente anche a livello europeo.

Continuo a pensare che questi dovrebbero essere temi fondamentali della campagna elettorale, rientrerebbero anche nell'ormai famoso "non pensare al partito ma al paese che vorresti".

Quel che, comunque, certamente non vorrei è un paese con la lista anti-aborto.

mf ha detto...
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