LE RADICI PAGANE DELL'EUROPA
di Luciano Pellicani
Pubblichiamo, come anticipazione, l’ultimo capitolo del libro di prossima pubblicazione di Luciano Pellicani, Le radici pagane dell'Europa, Rubbettino. da
http://materialiresistenti.blog.dada.net/post/600529/LE+RADICI+PAGANE+DELL
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Contrariamente a quello che pensava Talcott Parsons, il passaggio, per tappe successive, dalla Città sacra alla Città secolare non è stato “uno sviluppo autenticamente cristiano”[1], bensì un progressivo distacco dal Grande Canone che, a partire dal IV secolo, aveva regolato l’esistenza storica della civiltà occidentale. Tale distacco è stato consumato in nome della ragione e dei diritti dell’homo naturalis, primo fra tutti quello che Popper ha chiamato il “diritto d’errore”[2]. Ora, se si tiene presente che proprio il “diritto d’errore” fu stigmatizzato dal “dottore dei dottori” – Agostino di Ippona – come la “peste dell’anima” e la “libertà di perdizione”, non può destare sorpresa alcuna che la storia del cristianesimo sia stata la storia della lotta, condotta con tutti i mezzi e in tutti i modi, contro l’eresia sulla base del seguente atto di fede: “C’è una verità, rivelata da Dio agli uomini, scritta nell’Evangelio, garantita dai miracoli e che, essendo perfetta perché divina, è immutabile: se variasse, non sarebbe più la verità. L’ufficio della Chiesa è di esserne la custode […] e l’individuo deve conformarsi a questa verità unica e immutabile, perché se ognuno si avvisasse di possedere la propria verità, si cadrebbe nel caos, nell’assurdo, giacché è evidente che su uno stesso soggetto non possono esserci milioni di verità, o mille, o cento, o dieci, o due, ma una sola”[3]. Conseguenza: “Eretico – le parole sono di Bossuet – è colui che ha un’opinione: come indica la parola stessa. E che significa avere un’opinione? Significa seguire il proprio pensiero e il proprio sentimento particolare. Ma il cattolico è cattolico, ossia, è universale; e senza avere un pensiero particolare, segue quello della Chiesa”[4].Difficile immaginare un’opposizione più radicale di quella fra l’Europa pre-illuministica, plasmata dal cristianesimo, e l’Europa moderna, formatasi a seguito del processo di secolarizzazione che ha drasticamente ridotto il regno del sacro[5]. Ciò che per la prima era la “figlia di Satana” – l’eresia –, per la seconda è il valore dei valori. Senza l’istituzionalizzazione del diritto all’errore, la Modernità – la civiltà dei diritti e delle libertà[6] – non avrebbe mai e poi mai potuto affermarsi[7]. E tale istituzionalizzazione non è stata – come tanti studiosi, suggestionati da una infelice ipotesi di Weber, continuano a pensare[7] – la conseguenza oggettiva della metamorfosi endogena del cristianesimo. Il passaggio, per slittamenti progressivi, da Gerusalemme ad Atene non è neanche immaginabile. Sono, il “mondo della fede” e il “mondo della ragione”, due universi simbolici retti da principi e valori antinomici; e lo sono a tal punto da indurre Kant a confessare di aver “dovuto sospendere il sapere per far posto alla fede”[8]. Del resto, non è certo un caso che la Chiesa cattolica ha opposto un’accanita resistenza al processo di secolarizzazione, nel quale ha visto la rivincita del paganesimo o, addirittura, un progetto satanico, teso ad estirpare la fede dal cuore degli uomini e a spingere l’Europa tutta verso l’empietà. Donde la condanna – continuamente rinnovata per generazioni e generazioni – di tutti i principi costitutivi della civiltà moderna. Nel 1791, Pio VI, con Quod aliquantum, respinse “la detestabile filosofia dei diritti umani” – quindi “tutte le forme di un sapere critico, tutte le istituzioni nate per garantire le moderne libertà”[10]. Quarant’anni dopo Gregorio XVI, nella enciclica Mirari vos, non solo condannò ufficialmente le tesi del promotore del liberalismo cattolico F. R. de Lamennais, ma si spinse sino a definire “delirio” l’idea che si dovesse “sostenere e garantire a tutti la libertà di coscienza”. La ripulsa di tutto ciò che era connesso al processo di secolarizzazione fu ribadita nel 1864 con la pubblicazione del Syllabus errororum, nel quale Pio IX giudicò inaccettabile la richiesta che il Papa potesse e dovesse “riconciliarsi e transigere con il progresso, il liberalismo e la civiltà moderna”...
2 commenti:
Che pagine consolatorie!
Alcune osservazioni a margine: ho sempre sostenuto che la rovina dello Stato è costituita NON dalla Religione (che se si fa i fatti suoi e può dovunque convivere con lo Stato laico) ma dalla Chiesa che interferisce pesantemente ad indirizzare scelte e costumi.
Eresia (dal greco airesis) vuol dire "scelta": la Chiesa non lascia libertà di scelta, e condanna quindi i principi costitutivi dello Stato moderno che si identificano nei principi del liberalismo e nei diritti dell'uomo e del cittadino.
Da quando l'Europa è cristiana, non ha fatto altro che guerre di religione e scismi religiosi.
Povero Kant! Comunque alla fine fece scrivere sulla sua tomba "IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME; LA LEGGE MORALE DENTRO DI ME"...la fede non l'ha proprio voluta prendere in considerazione.
spiace veramente che Franci non possa partecipare alle danze bacchiche, a meno che non la mettiamo su un divano in posa di Paolina Bonaparte (venere vincitrice) di Canova
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