Intervista fantastica ad un autore ignoto.
Come Napoleone, in preda a schiaccianti pensieri, dall’isola di Sant’Elena scrutava l’orizzonte , così il nostro si rifugia a Barcola, sul moletto e di là –guardando l’Istria lontana- pensa e scrive nel meditativo raccoglimento consentito dal sito balneare in piena stagione estiva.Ma è questo il luogo-dice- in cui meglio si trova, tra una giuria e l’altra, il luogo del riposo dello Spirito. Da lì concede interviste taglienti e asettiche. Pare assolutamente programmato per fare solo letteratura.
Lo abbiamo intervistato su “Il fiume come metafora della vita”. Con sorpresa apprendiamo che ha rinnegato il poderoso lavoro svolto sul fiume più mitteleuropeo che esista e con rinnovato interesse si è rivolto verso obiettivi secondari, se non marginali, da mittel italy.
Il Suo fiume sembra adesso essere il RUBICONE: ALEA JACTA EST.
Non piccolo corso canalizzato per abbeverare coltivazioni e stalle tecnologiche, bensì simbolo di un limite interiore. Limite violato. Non violato dalla rozzezza barbara. Violato dagli appetiti e dalla spudoratezza del potere. L’esternazione (perché tale è l’intervista: parla solo Lui, non è predisposto all’ascolto) si allarga al concetto di confine, distinguendo tra confine inclusivo ed esclusivo. Il Rubicone come rientra nella classificazione? Le orde barbariche del Nord, quelle celtiche, come si configurano nei confronti di questo simbolico segno sul territorio: è esso una cicatrice o una ferita nel corpo della nazione?. Le sue origini sono così scarsamente conclamate!
Neppure il Duca Valentino (il Borgia che appianò tutte le rivolte di quelle zone) se ne curò. Le modifiche della Costituzione, i decreti sul regime delle acque, la viabilità, i grandi centri commerciali, le decisioni dei potentati locali (Comuni e Province) in che misura interferiscono sul mantenimento del Rubicone nella sua funzione teoretica e pratica?
Capiamo che sono domande inquietanti, assillanti, destabilizzanti per un equilibrio emotivo già fragile. Rinunciamo, perciò, ad aggravare ulteriormente il peso insostenibile di una responsabilità morale e civica al di sopra della media europea. e ci ritiriamo in ordine sparso.
Lo abbiamo intervistato su “Il fiume come metafora della vita”. Con sorpresa apprendiamo che ha rinnegato il poderoso lavoro svolto sul fiume più mitteleuropeo che esista e con rinnovato interesse si è rivolto verso obiettivi secondari, se non marginali, da mittel italy.
Il Suo fiume sembra adesso essere il RUBICONE: ALEA JACTA EST.
Non piccolo corso canalizzato per abbeverare coltivazioni e stalle tecnologiche, bensì simbolo di un limite interiore. Limite violato. Non violato dalla rozzezza barbara. Violato dagli appetiti e dalla spudoratezza del potere. L’esternazione (perché tale è l’intervista: parla solo Lui, non è predisposto all’ascolto) si allarga al concetto di confine, distinguendo tra confine inclusivo ed esclusivo. Il Rubicone come rientra nella classificazione? Le orde barbariche del Nord, quelle celtiche, come si configurano nei confronti di questo simbolico segno sul territorio: è esso una cicatrice o una ferita nel corpo della nazione?. Le sue origini sono così scarsamente conclamate!
Neppure il Duca Valentino (il Borgia che appianò tutte le rivolte di quelle zone) se ne curò. Le modifiche della Costituzione, i decreti sul regime delle acque, la viabilità, i grandi centri commerciali, le decisioni dei potentati locali (Comuni e Province) in che misura interferiscono sul mantenimento del Rubicone nella sua funzione teoretica e pratica?
Capiamo che sono domande inquietanti, assillanti, destabilizzanti per un equilibrio emotivo già fragile. Rinunciamo, perciò, ad aggravare ulteriormente il peso insostenibile di una responsabilità morale e civica al di sopra della media europea. e ci ritiriamo in ordine sparso.
11 commenti:
Cara signora Maria,
devo aver conosciuto un autore che s'avvicina al suo 'scrittore ignoto', ma era una persona mite votata alla moderazione e alla modestia, per nulla ambizioso o egocentrico. Amava circondarsi di persone con cui condividere la sua vita. Così parlava incessantemente di tutti i grandi della terra con cui aveva discusso sommessamente in privato. Di tutto: non c'era argomento che gli fosse estreaneo.Per rendere più interessante la conversazione la infarciva di dotte citazioni in lingua originale.
Non scriveva bene,in verità,anzi direi maluccio, e non aveva il benchè minimo senso della struttura di un racconto. Ad alcuni sembrava al limite noioso. Ma la profondità della sua conoscenza universale abbinata all'apoteosi dell'Io (ovviamente narrante)non poteva passare inosservata.
Non lo dimenticherò mai. Ho condiviso con lui gli anni giovanili e devo ringraziarlo perchè è stato un grande maestro di vita.
Prima d'incontrarlo vivevo di lettura, ma lui mi ha convinto a smettere e ad entrare nel mondo vero. E così ho smesso di frequentare intellettuali e ho potuto finalmente godermi appieno un'esistenza tra i comuni mortali (almeno finchè non ho incontrato un Divino Maestro al cui Io grasso immolare undici inutili anni di vita).
Sono contenta che l'abbia intervistato. Temo altresì che per alcune settimane sparirà dalla circolazione e potremo leggere il nostro grande piccolo quotidiano senza sentir parlare di lui.
Cordialmente
Francesca Longo
Seduto al tavolino del solito caffè, sfoglio nervosamente le pagine culturali dei quotidiani. Non c'è una notizia di ampio respiro culturale,nulla. Poche settimane fa, al telefono con Gunther,mi lamentavo della piccineria del nostro presente. Mi disse che anche il passato era stato piccolo, ma che lui era stato comunque premiato. 'Amico mio- mi aveva detto-persevera con moderazione alla ricerca del premio che attende tutti noi'.
No. Non tutti. Mi sento tradito da questa società meschina, attaccata al denaro e incapace di guardare alla Wirklichkeit delle cose. E mi sovviene un verso di Rilke. In un giorno di profonda tristezza pensò di buttarsi giù da un sentiero. Si trattenne e scrisse 'Geben und nehmen, dass ist das Leben'. Queste magiche parole mi sono oggi di conforto. Chiudo i giornali. Domani è un altro giorno.
Prof. C. Magrìt
Ma cosa ha mai fatto di tanto grave il mio omonimo, oltre a scrivere libri noiosi, darsi un pò di arie ed essere candidato al Nobel per la letteratura?
Io non dimentico però che, quando i nazisti di "900" avevano organizzato una conferenza negazionista al S.Marco, lui ha preso le sue cose e se ne è andato sbattendo la porta.
La conferenza non c'è stata.
Solo per questo gli darei il Nobel.
Caro Claudio Rava,
la mia esistenza s'intreccia da troppi anni con l'Esimio per non trovare troppo divertente qualsivoglia sua performance. Nel caso da Lei sollevato, mancano (non per colpa sua) alcuni tasselli che non intendo svelare. L'informazione di solito è becera e,quando non c'è la notizia,è anche capace di costruirla.Non sempre è finzione,talvolta è realtà. E nel summenzionato caso il Nostro è stato mosso da altri che per puro caso hanno saputo del convegno.
Mi spiego: una persona è al San Marco e vede.Telefona a un'altra persona per avvisarla. La seconda persona scrive su un quotidiano nazionale e un'agenzia stampa internazionale che,proprio davanti al quadro di,ecc. e telefona al Nostro per un commento.Il barista è basito. Il Nostro capisce che e abbiamo chiuso lavicenda.
Mi stia bene
Ops,firmo: Francesca Longo
Sono molto delusa dal signor Zvech che minaccia di chiudere il suo blog dopo la primarie.
la vera minaccia è che sostiene di volerlo continuare! :-)
pare che il signor Mario abbia deciso di chiudere il blog e spostare tutta l'attività su www.zvech.it
andate a vedere per credere!!
Signor Mario, io non voglio crederci!
Marina,
si merita una poesia.
Al cor gentil rempaira sempre amore
Al cor gentil rempaira sempre amore
come l'ausello in selva a la verdura;
né fe' amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch'amor, natura:
ch'adesso con' fu 'l sole',
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti 'l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così pro piamente
-come calore in clarità di foco.
Foco d'amore in gentil cor s'aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che 'l sol la faccia gentil cosa;
poi che n'ha tratto fòre per sua forza
lo sol ciò che li è vile, stella li dà valore:
così lo cor ch'è fatto da natura aslettol,
pur, gentile,
donna a guisa di stella lo 'nnamora.
il signor Mario
Vedo i commenti concludersi ad un alto livello, il massimo consentito dalla comunicazione letteraria e privo di interferenze carnali.
Io, che mi sento meno "gentile",che non ho un cuore rigenerato dall'amore, ho passato un pò di tempo a guardare finalmente altri blog, anche di candidati nazionali e, se adesso non mi addormento, forse potrei rischiare il suicidio. Domani vi dirò quello che penso. Per il momento -caro Signor Mario- sappi che il tuo è l'unico blog per cui continuerò a sprecare i miei autolesionistici interventi.Maria
Non merito tanto
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