E' una lunga lettera, ma è giusto leggerla tutta. Perchè qui gli sconfitti sono tre: i cittadini del Friuli Venezia Giulia che si son sorbite le bizze della signora per 15 anni, chi crede che le donne sarebbero un genere superiore in politica e, chissenefrega, la Guerra, che resterà famosa per non aver mai lavorato in vita sua. E vedrete che continuerà a riuscirci.
Io, fatta fuori con l'inganno
di Alessandra Guerra
Ho deciso di scrivere per dare alcune spiegazioni su quanto recentemente accaduto alle numerosissime persone che in queste settimane mi hanno chiesto di parlare e mi hanno dimostrato affetto e solidarietà. La mia vicenda politica comincia per caso, grazie a una serie di coincidenze verificatesi nel corso del 1993. Allora ero laureata da pochi anni, insegnante, giovane sposa e madre da pochi mesi. Figlia di uno stimato piccolo imprenditore che, negli anni 60-70 aveva creduto con convinzione alla causa autonomista e dedicato molte energie al Movimento Friuli. La Lega Nord, appena nata a quel tempo in regione, si era costituita attraverso l'aggregazione di molti personaggi provenienti dalle file dell'ex Movimento Friuli e aveva bisogno di persone da presentare nelle liste per le elezioni politiche e amministrative. Fu così che si rivolse anche a mio padre che, non essendo interessato, declinò a favore di un amico. Questi rinunciò alla candidatura regionale poche ore prima che si chiudessero le liste e così, come "tappa buchi", fui inserita io. Venni eletta per il cognome che portavo e per la novità che la Lega rappresentava. Ciò che accadde in seguito alla mia figura pubblica è noto. Sconosciuti sono invece i risvolti personali, le sofferenze, le difficoltà che il peso dei ruoli da me ricoperti ha comportato durante questi quindici anni. Grandi soddisfazioni, studio, crescita, ma anche fatica, orari interminabili, lotte, rivalità, invidie, difficoltà a conciliare la vita personale, il desiderio di costruire e allargare la famiglia con la vita di partito e il ruolo istituzionale. Mi sono stati di grandissimo aiuto la famiglia, che ha condiviso il mio impegno, pochi, ma veri amici e la mia passione, unita a una buona dose di testardaggine e di orgoglio. Troppi incarichi, troppo presto! Una carriera al contrario. Sull'Olimpo a trent'anni con una dose di grandissima incoscienza che mi ha consentito di reggere il "palcoscenico" nazionale alla conferenza dei presidenti e di affrontare
con dignità il rapporto con istituzioni, partiti, mass media nazionali e regionali. Un rapporto bello, autentico, affettuoso con la gente comune, mi ha costantemente fornito l'energia per andare avanti. Per vivere il mio impegno come una missione. La parte più difficile di questo percorso è stata, sin dall'inizio, il rapporto con la Lega. Pur essendomi comportata sempre all'insegna della correttezza (mai mancato un pagamento mensile per finanziare il partito; mai trasgredito agli ordini imposti, mai utilizzato mass media per scatenare polemiche), ho avuto costantemente problemi con la dirigenza. Per anni mi è stato detto che avevo "la faccia da Forza Italia", che ero un'infiltrata di Berlusconi. Recentemente sono invece stata definita troppo "illiana". Mai una leghista vera, nonostante le critiche mi avessero costretta a modificare i miei atteggiamenti, a maturare un'aggressività maschile e a sbandierare quasi con violenza il verbo di partito. La vita partitica nella Lega non è stata semplice. Oltre al lavoro istituzionale in Consiglio regionale, che richiedeva presenza e preparazione, era indispensabile partecipare a comizi serali, trasferte, manifestazioni, cortei ecc. Non ho mai protestato perché costretta a guidare di notte, ci fossero pioggia, neve o vento, a parlare in qualsiasi contesto pubblico, a sacrificare domeniche e spazi privati. C'è stato un periodo soltanto in cui ho chiesto di potermi sottrarre a tali incombenze. È avvenuto quando ero incinta della mia seconda bambina. Si trattava di una gravidanza a rischio, attesa per dieci lunghi anni e arrivata dopo diverse difficoltà incontrate in precedenza. Tuttora mi viene rinfacciato il fatto di aver trascurato la vita di partito, nonostante i proclami che la Lega fa a proposito della famiglia! È strano, ogni volta che mi è capitata l'occasione di rappresentare degnamente la mia regione e di dare lustro alla Lega, sono stata fermata: nel '95, quando, presidente della Regione e presidente della Conferenza delle regioni, dopo la presentazione di un programma federalista al presidente Scalfaro, sono stata immediatamente destituita senza spiegazioni. Da quando poi la Lega andò al governo, mi fu impedita la partecipazione a qualsiasi trasmissione televisiva nazionale. Nel 2003, quando, nonostante l'apparente sostegno del partito, devo essere stata oggetto di scambio per chissà quale interesse extraregionale.
con dignità il rapporto con istituzioni, partiti, mass media nazionali e regionali. Un rapporto bello, autentico, affettuoso con la gente comune, mi ha costantemente fornito l'energia per andare avanti. Per vivere il mio impegno come una missione. La parte più difficile di questo percorso è stata, sin dall'inizio, il rapporto con la Lega. Pur essendomi comportata sempre all'insegna della correttezza (mai mancato un pagamento mensile per finanziare il partito; mai trasgredito agli ordini imposti, mai utilizzato mass media per scatenare polemiche), ho avuto costantemente problemi con la dirigenza. Per anni mi è stato detto che avevo "la faccia da Forza Italia", che ero un'infiltrata di Berlusconi. Recentemente sono invece stata definita troppo "illiana". Mai una leghista vera, nonostante le critiche mi avessero costretta a modificare i miei atteggiamenti, a maturare un'aggressività maschile e a sbandierare quasi con violenza il verbo di partito. La vita partitica nella Lega non è stata semplice. Oltre al lavoro istituzionale in Consiglio regionale, che richiedeva presenza e preparazione, era indispensabile partecipare a comizi serali, trasferte, manifestazioni, cortei ecc. Non ho mai protestato perché costretta a guidare di notte, ci fossero pioggia, neve o vento, a parlare in qualsiasi contesto pubblico, a sacrificare domeniche e spazi privati. C'è stato un periodo soltanto in cui ho chiesto di potermi sottrarre a tali incombenze. È avvenuto quando ero incinta della mia seconda bambina. Si trattava di una gravidanza a rischio, attesa per dieci lunghi anni e arrivata dopo diverse difficoltà incontrate in precedenza. Tuttora mi viene rinfacciato il fatto di aver trascurato la vita di partito, nonostante i proclami che la Lega fa a proposito della famiglia! È strano, ogni volta che mi è capitata l'occasione di rappresentare degnamente la mia regione e di dare lustro alla Lega, sono stata fermata: nel '95, quando, presidente della Regione e presidente della Conferenza delle regioni, dopo la presentazione di un programma federalista al presidente Scalfaro, sono stata immediatamente destituita senza spiegazioni. Da quando poi la Lega andò al governo, mi fu impedita la partecipazione a qualsiasi trasmissione televisiva nazionale. Nel 2003, quando, nonostante l'apparente sostegno del partito, devo essere stata oggetto di scambio per chissà quale interesse extraregionale.
Da quella sconfitta fu difficilissimo risollevarsi. Mai mi trovai così sola! Con umiltà, pazienza e tanto lavoro, ci sono riuscita. Arriviamo così ad oggi. Mi è stato chiesto di rinunciare alla Regione perché il partito aveva deciso di valorizzarmi in Parlamento. Mi si è domandato un impegno per trainare non solo la campagna elettorale per le politiche, ma anche per la Regione, la Provincia, il Comune di Udine. Mi è stato offerto per questo il secondo posto alla Camera, immediatamente sotto Bossi. Ho accettato. Poi, il silenzio. Fino alla mattina di domenica 9 marzo, quando un sms di un collega mi annuncia di avere lo sgradito compito di comunicarmi che sono stata esclusa da qualsiasi possibilità di elezione. Nessun altro si fa più vivo. Perché? Serviva usare l'inganno per dirmi che non ero più gradita? È possibile che un movimento che si proclama federalista non consenta alla sua classe dirigente sul territorio di compiere le proprie scelte e alla popolazione regionale di scegliere i propri rappresentanti in lista dove la presenza dei candidati non debba essere gradita solo a Milano? È giusto che, con la scusa del rinnovamento, la Lega fagogiti periodicamente le persone che ottengono considerazione sui propri territori regionali, facendole prima dilaniare dalle lotte intestine interne alla "base"? Non è forse singolare che un ristretto direttorio, uguale a se stesso ormai da vent'anni, rimanga magicamente immune da tutto ciò? È strano che un grande messaggio come quello federalista non riesca a decollare adeguatamente, come meriterebbe, data la sua portata e la straordinaria attualità. È insolito che un movimento che afferma di essere all'avanguardia nei contenuti, sia oltremodo brutale e vendicativo con le donne. È infine singolare che avalli i peggiori vizi della deriva oligarchica e antidemocratica della nostra repubblica. Mi riferisco in particolare alla volontà di mantenere una legge elettorale nazionale che consegna la scelta di deputati e senatori a un conclave costituito da una decina di leader. Buona parte di chi viene scelto, almeno in Lega, deve essere servile e malleabile, nonché votarsi a una incondizionata obbedienza. Questo non è il partito che conoscevo! Un tempo aveva un'etica. Qualcuno mi avrebbe guardato dritto negli occhi e mi avrebbe detto ciò che pensava. Non avrebbe usato l'inganno per togliermi l'entusiasmo, la passione, la dignità! Ringrazio coloro che, fra tante battaglie, mi hanno accompagnata in questi quindici anni. Chi ha creduto in me e anche chi mi ha osteggiata dandomi comunque l'opportunità di crescere. Ringrazio le tante donne del partito, con le quali si era avviato un lavoro costruttivo. Addio Lega! Non sarà facile tacitare un amore, una grande idea. Abbraccio tutte le persone che in questo periodo mi hanno espresso solidarietà. Leghisti, colleghi e semplici cittadini. Sono stati una grande medicina! Ora posso riprendere per mano me stessa. L'Alessandra privata può riabbracciare la Guerra pubblica e non sentirla più così distante, altera, aggressiva. Riparto da me. Da dove avevo iniziato. Ho vissuto il partito e gl'incarichi pubblici come un servizio, non un'occasione di scalata sociale. Rimane una grande passione per la politica, per questa terra, per la sua gente che in questo momento ha bisogno di rinnovarsi.
(07 aprile 2008) Lettera al Messaggero Veneto
(07 aprile 2008) Lettera al Messaggero Veneto
11 commenti:
Essendo sempre stata pacifista ho letto questa roba con molto distacco. Siamo contro la Guerra. E poi indossa degli orridi tailleurs (con bottoni enormi) fatti dalla mamma.E, inoltre, ha devastato la piazza di Buia con improbabili cassonetti portapile che diventano all'occasione lampioni. E invece di un'aiuola ha messo sassi. Insomma a noi della Guerra non ce ne importa nulla.
Piuttosto, mamme di tutt'Italia: fate l'amore, non fate la Guerra!
Ma quale partito ha deciso d'infestare adesso? Sarebbe bello ritrovarla seduta sulle ginocchia di Berlusconi.
sbagliando di digitare l'url del pluriblog sono arrivata su un sito di studi biblici.
provare per credere:
http://francescatoblog.logspot.com
Vorrà dire qualcosa?
Solita storia, comune a tanti partiti. Pax
Nonna, vuol dire che devi pentirti!
Anonimo, non è proprio la stessa storia. La stessa storia è quella di Alessandra Battellino. Forse perchè sono Alessandre.
Peggio degli uomini. Hanno un'acidità ed un senso di rivalsa che fa paura. Magari spesso è solo debolezza culturale.
Arrivo tardi nei commenti, però vedete che si realizza la Volontà di Dio, sia nella vostra formazione biblica, sia nel seguire con apprensione partecipativa la sublime rinuncia della guerra.
Sono comunque molto turbata dalla proliferazione delle personalità duplicate: anche Alessandra prende pateticamente per mano l'altra sè stessa.
Qui bisogna chiamare Magris o Sigmund o rileggere "i sonnambuli" di Broch. La Lega infatti, così debole culturalmente, non può più sostenere conflitti interiori di tale portata.
CASUALMENTE MI SONO IMBATTUTO IN
http://nonnastella.blogspot.com/2008/04/pannoloni.html
Non è da perdere
Firma il patto laico
Occhio, non cliccate l'indicazione dell'ultimo commento. E' un virus!
Oggi Illy non ha escluso la Sua, della Guerra, presenza in Giunta.
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