Esempio di morale laica, senza il permesso del Papa.
La favola di un Umorista: “I GIGANTI della MONTAGNA” di Luigi Pirandello 1936
I teatranti-comici con il loro carro e gli strumenti da scena salgono faticosamente dalla città verso la collina: abbandonano la città perché è caotica, piena di miseria, appetiti e confusione, impedisce il pensiero e la ricerca di sè. Ilse, la prima attrice, ha bisogno di riposo.
Arrivano, con il loro bagaglio di delusioni, di possibilità inespresse, di contraddizioni, ad una villa che sorge a mezzacosta : la VILLA della SCALOGNA, gestita dal Mago Cotrone.
Circolano lì intorno strani personaggi che sembra vedano le loro angosce, si trastullino con le loro illusioni…sono calmi, collaborativi, appagati di una semplicità riconquistata.
Il mago, artefice di questo “palazzo incantato”, spiega ai teatranti la sua missione, perché di missione si tratta: far sì che la sorgente del dolore di ognuno si esprima, senza forzature, in sintonia con l’individualità e le inclinazioni.
Quando cala la notte, la villa si trasforma nell’Arsenale delle Apparizioni: si può operare sull’inconscio, si può plasmare la vita, ognuno guardando i propri sogni e i propri incubi.
L’attrice Ilse riesce a mettere in scena, cioè a vivere, la sua opera (la sua vita) più tremenda e inespressa: quella del figlio perduto e negato, del suicidio dell’amante poeta, dell’incomprensione col marito.
La nuova notturna chiarezza, però, non ha su Ilse l’effetto sedativo e liberatorio, di cui sembrano godere gli altri ospiti fissi della Villa.
Si sente chiamata ad una missione: vuole, così, portare la sua storia più in alto, sulla Montagna dove stanno i Giganti, che hanno invitato i comici per un festeggiamento di matrimonio.
I Giganti vivono nel lusso e nella depravazione, non si privano di nulla, sono volgari e confusionari, superficiali, approssimativi e soprattutto arroganti.
Di Loro si sente l’eco della musica rumorosa, il gozzovigliare da ubriachi, il frastuono delle risate.
Ilse sa che la sua opera non sarà capita, poiché Loro preferiscono ballerine seminude e soubrette.
L’ultima opera di Pirandello è incompiuta: non sapremo mai come intendeva portarla a termine.
E’ morto di notte, mentre ci stava lavorando.
La grande messa in scena di Strehler conclude con una pesante saracinesca che cala fragorosamente, tranciando a metà il carro dei teatranti, mentre sta, con fatica, varcando la soglia del Mondo dei Giganti.
La favola di un Umorista: “I GIGANTI della MONTAGNA” di Luigi Pirandello 1936
I teatranti-comici con il loro carro e gli strumenti da scena salgono faticosamente dalla città verso la collina: abbandonano la città perché è caotica, piena di miseria, appetiti e confusione, impedisce il pensiero e la ricerca di sè. Ilse, la prima attrice, ha bisogno di riposo.
Arrivano, con il loro bagaglio di delusioni, di possibilità inespresse, di contraddizioni, ad una villa che sorge a mezzacosta : la VILLA della SCALOGNA, gestita dal Mago Cotrone.
Circolano lì intorno strani personaggi che sembra vedano le loro angosce, si trastullino con le loro illusioni…sono calmi, collaborativi, appagati di una semplicità riconquistata.
Il mago, artefice di questo “palazzo incantato”, spiega ai teatranti la sua missione, perché di missione si tratta: far sì che la sorgente del dolore di ognuno si esprima, senza forzature, in sintonia con l’individualità e le inclinazioni.
Quando cala la notte, la villa si trasforma nell’Arsenale delle Apparizioni: si può operare sull’inconscio, si può plasmare la vita, ognuno guardando i propri sogni e i propri incubi.
L’attrice Ilse riesce a mettere in scena, cioè a vivere, la sua opera (la sua vita) più tremenda e inespressa: quella del figlio perduto e negato, del suicidio dell’amante poeta, dell’incomprensione col marito.
La nuova notturna chiarezza, però, non ha su Ilse l’effetto sedativo e liberatorio, di cui sembrano godere gli altri ospiti fissi della Villa.
Si sente chiamata ad una missione: vuole, così, portare la sua storia più in alto, sulla Montagna dove stanno i Giganti, che hanno invitato i comici per un festeggiamento di matrimonio.
I Giganti vivono nel lusso e nella depravazione, non si privano di nulla, sono volgari e confusionari, superficiali, approssimativi e soprattutto arroganti.
Di Loro si sente l’eco della musica rumorosa, il gozzovigliare da ubriachi, il frastuono delle risate.
Ilse sa che la sua opera non sarà capita, poiché Loro preferiscono ballerine seminude e soubrette.
L’ultima opera di Pirandello è incompiuta: non sapremo mai come intendeva portarla a termine.
E’ morto di notte, mentre ci stava lavorando.
La grande messa in scena di Strehler conclude con una pesante saracinesca che cala fragorosamente, tranciando a metà il carro dei teatranti, mentre sta, con fatica, varcando la soglia del Mondo dei Giganti.
3 commenti:
vecio rinco, in ospizio andarà lei!! Mi, essendo la star del pluriblog, appaio in prima serata.
ah, bene, ero già andato qua dietro, in via della Zonta, ad ordinare la corona
Questa storia de maghi, maldobrìe e giganti, la me lassa un poco stranita. Ma la Ilse la jera un poco fora? una bazilota?
I giganti me piasi e, cossa so mi, ghe servi una bona riceta per il bancheto? Mi podessi far tuto il possibile per contentarli.
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